L’UFFICIALE E IL COMUNISTA
Tu Francesco eri il padre e tu Peppino
fosti suo figlio
Tu capitano austero
dell’Esercito regio
E tu il suo frugoletto. Tu padre
lo educasti bambino e tu bambino
sempre gli obbedisti per candore e
per lui fosti uguale al primo amore
Vi accomunò la sventura
della guerra insensata
sulle montagne straziate di Gaeta, ove su un legno
tu Peppino, a memoria di tutto,
intagliasti ogni data del dolore. Poi
gli ideali vi divisero, non l’onore. Lui ti cacciò.
Il figlio morì al padre, il padre al figlio.
Una guerra nuova, la fredda,
a tutti noi spezzò
l’anima in due. Fummo mondi nemici.Poi
venne la bonaccia dei consumi e
tutti morirono a stento
nel disgraziato benessere che mente
e conia derelitti a ora a ora,
obesi d’anima e miliardari straccioni.
A te Peppino
oratore dal palco dei nemici
che per tutti invocavano l’onore
tuo padre
dal nascondiglio del suo residuo cuore
ti mando’ un ombrello
senza nome
per non farti bagnare mentre piove.
13 febbraio 2019
Giuseppe Limone