A Francesco e a Peppino Capobianco, figli di una patria sola. Diversi per scelte d’epoca non per senso dell’onore. Una poesia del professore Giuseppe Limone

L’UFFICIALE E IL COMUNISTA

Tu Francesco eri il padre e tu Peppino

fosti suo figlio

Tu capitano austero

dell’Esercito regio

E tu il suo frugoletto. Tu padre

lo educasti bambino e tu bambino

sempre gli obbedisti per candore e

per lui fosti uguale al primo amore

Vi accomunò la sventura

della guerra insensata

sulle montagne straziate di Gaeta, ove su un legno

tu Peppino, a memoria di tutto,

intagliasti ogni data del dolore. Poi

gli ideali vi divisero, non l’onore. Lui ti cacciò.

Il figlio morì al padre, il padre al figlio.

Una guerra nuova, la fredda,

a tutti noi spezzò

l’anima in due. Fummo mondi nemici.Poi

venne la bonaccia dei consumi e

tutti morirono a stento

nel disgraziato benessere che mente

e conia derelitti a ora a ora,

obesi d’anima e miliardari straccioni.

A te Peppino

oratore dal palco dei nemici

che per tutti invocavano l’onore

tuo padre

dal nascondiglio del suo residuo cuore

ti mando’ un ombrello

senza nome

per non farti bagnare mentre piove.

13 febbraio 2019

Giuseppe Limone

http://www.giuseppelimone.it

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