Dopo tante escursioni una giornata tutta parigina. Parigi è Parigi, ci siamo stati tante volte, la conoscono tutti. Ogni parola sulle sue pietre è superflua. Con la linea 39 siamo arrivati davanti al Louvre di cui ti colpisce sempre l’estensione. Da lì è cominciato il nostro cammino.
Abbiamo attraversato buona parte del centro fino a Saint Michel. In tutto poco più di 18000 passi contati con App del telefonino di Antonio.
Dopo essere saliti su un bus, aver passeggiato per queste strade, essere entrati nei negozi, nei caffè, nei ristoranti, è impossibile negare che il multiculturalismo è già una realtà del tempo presente. Senza immigrati saremmo tutti più poveri e più soli. Non avremmo a chi affidare i nostri vecchi e tante attività dovrebbero chiudere i battenti per mancanza di personale. Ci sono lavori che ormai fanno solo loro. Non c è bisogno che qualcuno ci ricordi i dati dei bilanci degli enti pensionistici, per capire come non reggerebbero né lo stato sociale né l’apparato produttivo. L’Europa ha bisogno almeno di un milione di immigrati l’anno per rinnovare il suo potenziale produttivo. Ieri davanti al sito dove fu firmato l’Armistizio abbiamo rinnovato la memoria delle immani tragedie prodotte dai nazionalismi all’Europa e al mondo intero e ricordato come ancora oggi essi riprendano forza e tornino a minacciare pace e civile convivenza. Mentre ero preso da queste riflessioni siamo passati davanti alla fontana di San Michel. Antonio mi ha ricordato che da lì nel maggio del ’68 parti’ la grande contestazione giovanile, destinata a cambiare il volto di una società oppressa da un modello di gerarchia sociale autoritario e da un conformismo culturale che cozzava con la voglia di protagonismo delle nuove generazioni, il cui peso era allora in grande crescita. Oggi avremmo bisogno di qualcosa di simile. Un sommovimento di pari forza capace di spazzare via questo ritorno dei muri sia materiali che, soprattutto, mentali. Ma da chi e da dove può partire?Passiamo davanti alla stazione Odeon della metropolitana. Ci fermiamo a guardare la statua di Danton. Su di un lato del monumento che la sorregge è scritta una sua frase:”Dopo il pane è la cultura il primo bisogno del popolo”. Si è questa la risposta. Bisogna accorciare la distanza troppo grande tra la crescita culturale, che c è stata ma in modo assolutamente insufficiente rispetto ai grandi cambiamenti degli ultimi decenni. E ancora una volta una grande rivoluzione non può che partire dal mondo della cultura e dal bisogno di istruzione. Solo così sarà possibile far avanzare quel principio che né la rivoluzione francese né i movimenti socialisti sono riusciti a realizzare. Avete già capito di cosa sto parlando: della rivoluzione dell’uguaglianza.