Bisogna usare le parole giuste. Quello che è avvenuto al Congresso statunitense non è un assedio ma un vero tentativo di golpe. È davvero difficile negarlo se si mettono insieme gli avvenimenti degli ultimi mesi. I fatti ci dicono che siamo in presenza di un tentativo di colpo di stato organizzato da tempo dal presidente uscente degli Stati Uniti che, negando l’evidenza e senza presentare uno straccio di prova, denuncia da settimane brogli elettorali, minaccia alti funzionari e parlamentari del suo stesso partito, organizza e utilizza squadracce armate di suoi sostenitori per evitare la certificazione dell’elezione del legittimo vincitore delle elezioni presidenziali. L’assalto al parlamento, con scontri armati, almeno un morto e diversi feriti, l’occupazione dell’aula e degli uffici dei vertici di Congresso e Senato, è stato preceduto da altre azioni violente in diversi Stati USA nei mesi scorsi. Da giorni era noto che Trump aveva convocato i suoi sostenitori a Washington proprio in concomitanza con la seduta del Congresso, dopo aver minacciato con modi mafiosi il segretario di Stato della Georgia perché ribaltasse il risultato elettorale. Nelle ore precedenti aveva lui stesso aizzato la folla e invitato i suoi sostenitori a recarsi al Campidoglio. La polizia sapeva benissimo cosa si stava organizzando ma non ha difeso adeguatamente, come avrebbe dovuto fare, il palazzo del parlamento. È inconcepibile che nella più grande potenza militare del Mondo possa accadere una cosa del genere senza complicità di chi controlla le forze dell’ordine. Non è credibile che si sia trattato di una scelta di prudenza. La verità è che da più parti è stata sottovalutata la pericolosità di Trump e dei fenomeni politici e sociali che rappresenta. Ciò che è accaduto oggi, mentre il voto in Georgia segnava la conquista della maggioranza dei democratici anche al Senato, dimostra che Trump è determinato a portare la sua sfida fino in fondo e che conta quanto meno su ambiguità di apparati dello Stato. Se il Congresso rinuncerà a portare a termine in giornata la seduta interrotta dall’assalto armato, il tentativo di Trump segnerà un punto importante a suo favore. Mentre scrivo Nancy Pelosi ha convocato il Congresso per le 20,00 (le 2 ora italiana).Vedremo nelle prossime ore cosa accadrà ma se non scatta una risposta forte, adeguata alla gravità dell’assalto alla democrazia lo sbocco di questa giornata può essere estremamente pericoloso. I discorsi e gli atteggiamenti di Trump ricordano molto quelli di Mussolini nella fase della costruzione del potere e poi del regime. L’attacco armato al Congresso con la debole risposta della Polizia ricorda un po’ quanto accadde con la marcia su Roma. La democrazia Americana è la più grande del mondo e la situazione non è paragonabile a quella dell’Italia dello Stato liberale. Ma la crisi del 2008 l’ha resa fragile. Se la risposta delle forze democratiche, repubblicani compresi, non sarà immediata e ferma, il golpe negli Stati Uniti forse non potrà avere comunque l’esito di quelli che abbiamo conosciuto nell’America Latina (come sostengono con argomenti convincenti gran parte dei commentatori) ma non è detto, però, che il tentativo di Trump sia destinato a fallire del tutto.

La democrazia USA, esempio di democrazia per tutto l’occidente, è già in grave ritardo. Come tu indichi nell’articolo, difficile pensare che una cosa del genere abbia potuto realizzarsi senza complicità di apparati statali…
La domanda che ti pongo e mi pongo è: cosa sarebbe successo se Trump non avesse malamente rotto con i vertici militari nei mesi passati????
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Infatti quanto accaduto pone domande molto serie sul sistema politico ed istituzionale americano e non solo per i tempi troppo lunghi per il passaggio dei poteri
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