Battere l’incertezza guardando al medio e lungo termine

Dopo l’estate la ripresa dei contagi Covid e la conseguente possibilità di andare incontro a nuove misure restrittive ha fatto crescere l’avversione al rischio sui mercati. L’incertezza si sa è nemica dello sviluppo e già diversi indicatori economici, a partire dalle indicazioni dei responsabili degli acquisti, segnalano il rallentamento in atto nella ripresa che era partita dopo il tonfo intervenuto nel secondo trimestre dell’anno. Tuttavia l’esperienza maturata dalla crisi del 2008 ad oggi dovrebbe aver insegnato un po’ a tutti che, se l’incertezza non è eliminabile nel breve, possiamo difenderci e fare le scelte di investimento giuste guardando al medio e lungo termine. Ormai è chiaro: più che puntare a guadagni impossibili nel breve bisogna imparare a difendersi dai rischi e da questo punto di vista è l’orizzonte temporale a fare la differenza. La cosa più sbagliata che si possa fare è farsi prendere dal panico e rinunciare ad investire, rassegnandosi a lasciar erodere i risparmi dall’inflazione, che, per quanto possa essere a livelli bassi, può fare male al risparmio non correttamente gestito. Basta guardare agli ultimi tre anni per rendersi conto che i movimenti dei mercati finanziari possono essere improvvisi e violenti sia in discesa che in salita e che è impossibile cogliere l’attimo. Chi ci ha provato il più delle volte ci ha rimesso qualcosa o non è riuscito a cogliere delle opportunità. Il 2018 è stato un anno terribile per gli investitori a causa dei crolli dei mercati azionari ed obbligazionari conseguenti alle preoccupazioni legate al conflitto commerciale tra USA e Cina e all’avvio di una inversione delle politiche monetarie da parte delle banche centrali. Chi per paura uscì dopo i primi ribassi ha perso il grande balzo iniziato nel 2019 e durato fino ai primi due mesi del 2020. Una corsa che andò ben oltre il solo recupero delle perdite subite. Poi è arrivato il Covid, che nel giro di qualche mese fece perdere all’indice azionario mondiale oltre il 30 per cento rispetto ai valori di fine 2019. Ma verso la fine della primavera abbiamo visto una crescita altrettanto impetuosa che ha consentito il recupero di tutte le perdite. Oggi l’MSCI World, dopo un mese di correzione, segna ancora un +1 per cento rispetto all’inizio dell’anno. Insomma l’incertezza è forte e nessuno può dire cosa accadrà da qui a fine 2020. Sarebbe tuttavia un errore decidere di uscire dai mercati. La crisi legata al Covid è comunque transitoria. Se non sarà a fine anno certamente in primavera un vaccino arriverà. Se si investe rispettando il proprio profilo di rischio ed i propri orizzonti temporali, se si diversifica in modo corretto, i risultati arriveranno e la matematica dimostra che, nei tempi medio lunghi, chi “rimane investito” ha risultati di gran lunga migliori di chi per paura sceglie la liquidità, per non parlare dei risultati di chi gioca a fare l’indovino e crede di poter cogliere il momento migliore per entrare o uscire dai mercati. Insomma tenere conto delle incertezze è giusto ma bisogna considerare anche le certezze che pure non mancano. La prima è che le politiche monetarie delle banche centrali rimarranno accomodanti per molti anni ancora e sono quelle che hanno garantito in tutti questi anni i recuperi dei mercati dopo tutti i ribassi degli ultimi 10 anni, per quanto violenti e spaventosi siano stati. La seconda è che il Covid 19 se ci sta creando problemi molto seri dall’altro ha accelerato processi politici e cambiamenti strutturali dell’economia mondiale. Sul piano politico, finalmente, dopo un decennio nel quale la crisi sistemica che stiamo vivendo è stata affrontata solo attraverso la politica monetaria e l’azione delle banche centrali, i governi hanno messo in campo potenti politiche fiscali di cui vedremo nel corso del 2021 gli effetti concreti. Quando ai cambiamenti strutturali dell’economia siamo dentro una rivoluzione tecnologica che ha cambiato molte cose e continuerà a cambiarle con sempre maggiore velocità. Siamo alla vigilia dell’avvento della tecnologia 5 G: la quinta generazione di reti di telefonia mobile che, grazie alla velocizzazione del “tempo di risposta”, della trasmissione dei dati, ci porterà in un futuro fin qui solo immaginato: robotica, intelligenza artificiale, guida autonoma, città e case intelligenti, assistenza sanitaria a distanza. Sarà un trend potentissimo destinato a creare valore. È solo uno dei processi che stanno accelerando, insieme alla sostenibilità ambientale e alla rivoluzione in atto nei rapporti di forza tra i continenti. Chi investe con la strategia giusta e la consapevolezza dei trend di lungo periodo non sbaglierà di certo. La ripresa dunque arriverà anche se non sappiamo quando. È una certezza che può guidarci insieme all’attenzione che è necessario avere per ciò che influirà nel breve e medio termine. In particolare gli sviluppi sul fronte della pandemia – e dei mezzi per contrastarla – e le elezioni americane che decideranno se, come sembra, stiamo per rimandare in soffitta il rigurgito nazionalista, che in questi anni ha causato non pochi problemi e che può provocare grandi disastri. La storia ci insegna che i grandi cambiamenti non si governano con l’illusione di poter tornare al passato ma raccogliendo la sfida dell’innovazione e aprendosi al nuovo.

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