Il Sud stremato non può attendere il passo lento del nuovo corso del PD. Serve un asse tra Napoli e Area Casertana

Il rallentamento economico in atto su scala globale si riflette in Italia con un Nord che cresce di un magrissimo + 0,3% e un Sud che arretra del – 0,3%. Sono alcune delle cifre fornite dal “Rapporto SVIMEZ 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno” che sarà presentato domani alla Camera dei Deputati. Ma a rendere chiaro il livello di drammaticità della situazione economica e sociale è soprattutto la fotografia degli ultimi 10 anni. Se colpisce vedere l’Italia, unico Paese europeo oltre la Grecia, con il PIL ancora sotto del -4,3% rispetto al livello precedente alla Grande Recessione del 2008/2009, fa impressione constatare come quel dato sia il frutto di una media tra il -2,4% del Centro Nord e il -10,4% del Mezzogiorno. Una realtà terribile di cui conosciamo le tristi conseguenze sociali a partire dalla drammatica ripresa dell’emigrazione, che ha visto una fuga di oltre 2 milioni di cervelli, soprattutto giovani, verso il Nord e l’estero negli ultimi 15 anni. E’ un dato che da solo spiega la clamorosa crescita della lega nelle ultime elezioni. Il Sud è stremato, sfinito. Si sente abbandonato, non vede più un futuro e torna alla protesta nelle forme disperate che hanno segnato la sua storia. I sondaggi parlano chiaro. Con l’uscita di Salvini dal governo il quadro è ulteriormente peggiorato. La verità è che in assenza di prospettive il Mezzogiorno è destinato a restare all’opposizione del sistema. E di prospettive non se ne vedono perché manca una forza credibile capace di mettere in campo e realizzare un piano fondato su tre settori fondamentali per rilanciare il ruolo e l’economia del Mezzogiorno in Italia ed in Europa. Quali sono le vocazioni del SUD su cui è possibile far leva è noto da tempo: la sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo, le potenzialità nel campo della ricerca, il patrimonio storico e naturale di prima grandezza. Il PD, nonostante abbia governato negli ultimi 5 anni tutte le regioni meridionali (ha perso da pochi anni Sicilia e Basilicata) senza grandi risultati, è oggettivamente l’unica forza che può ancora tentare di proporsi come alternativa ad una destra ormai saldamente nelle mani di un Salvini che solo la disperazione può far passare come un amico del Mezzogiorno. Per farlo deve cambiare radicalmente nella direzione indicata dal nuovo corso di Zingaretti. Ma è su questo punto che è difficile individuare qualche pur timido passo in avanti. Il partito è ridotto molto male, dilaniato da personalismi che hanno fatto smarrire ogni capacità di rimettere al centro della sua azione i contenuti. La situazione che vive il PD nella più grande area metropolitana del Sud, la cui funzione è indispensabile per operare la svolta nella direzione indicata, è sotto gli occhi di tutti. Un partito napoletano che non riesce ad uscire da una condizione di marginalità nella quale vive da 10 anni. Un partito casertano frantumato da cento localismi e diviso in comitati elettorali in guerra permanente tra loro, fino al punto di consentire ad un centrodestra, che è fuori dal governo delle principali città, di gestire l’amministrazione provinciale con una maggioranza larghissima che gode del sostegno di pezzi del PD. Tutto questo senza che batta un colpo né il comitato regionale né la direzione nazionale. Eppure è evidente a tutti come sia essenziale ricostruire un asse politico e programmatico forte tra Napoli e l’area casertana per creare le premesse di una azione di governo in grado di rilanciare la crescita nel Sud. E’ nell’area metropolitana tra Napoli e Caserta che si giocano le tre partite decisive per lo sviluppo meridionale. La prima è quella che può candidare il Mezzogiorno quale grande piattaforma logistica delle merci che dal Mediterraneo devono raggiungere l’Europa. Il rilancio della grande e moderna stazione di smistamento di Marcianise attraverso uno stretto collegamento con il porto di Napoli, che è in grado di crescere ulteriormente se sceglie l’Interporto Sud Europa come “retroporto” e vi stabilisce una forte connessione funzionale. La possibilità di realizzare a Grazzanise un aeroporto destinato al Cargo Aereo, che è attualmente il grande buco nero nel sistema dei trasporti del Sud. L’Alta Capacità tra Napoli, Caserta e Bari in via di realizzazione. Sono tre scelte indispensabili che si sposano pienamente con la priorità, indicata di recente dal nuovo Ministro delle Infrastrutture Paola De Michele, di “portare i binari ferroviari in ogni porto e aeroporto italiano come segnale di connessione vera per le merci e le persone”. E’ l’unica via concreta che può internazionalizzare il SUD e garantire il suo inserimento nella rete dei corridoi trans – europei e perciò dare concretezza a quella piattaforma logistica per l’Europa che fin qui è stata poco più di uno slogan. In quest’area si trovano il Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale di Capua, il più grande investimento in ricerca scientifica realizzato in Italia negli ultimi trent’anni, i due più grandi Atenei Campani e i Centri di Competenza per il trasferimento tecnologico in settori strategici: dai Beni Culturali, ai trasporti, all’agroindustria. Mettere in sinergia queste eccellenze significa aprire la via ad una nuova fase di industrializzazione ad alto contenuto tecnologico. Qui vi sono, inoltre, i grandi attrattori turistici: da Pompei, alla costiera Sorrentina, alla Reggia di Caserta, alla città di Napoli, che rappresentano i punti di forza su cui fondare una messa a sistema delle potenzialità architettoniche e naturali su cui realizzare il grande polo turistico del Sud di rilievo internazionale. Vi sono, dunque, le preesistenze e le opportunità per restituire al Mezzogiorno una prospettiva di respiro europeo ed internazionale e la speranza di un nuovo e moderno sviluppo fondato sulle risorse endogene. Il PD può ancora candidarsi ad essere la guida di questo processo, la forza che può evitare che il Mezzogiorno ceda alla soggezione della destra a trazione leghista. Ma deve sapere che il Sud è stremato e non può più attendere il passo ancora troppo lento del nuovo corso del partito.

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