Perché è in crisi la sinistra? Basta aprire i giornali per trovare la risposta alla domanda. Quali sono le questioni sociali di cui si discute in questi giorni? La prima è la vecchia storia dei giovani senza futuro contro i vecchi garantiti. La coperta della prossima finanziaria è troppo corta e allora ci di divide tra chi vuole utilizzare le poche risorse che ci sono per lo stop dell’aumento automatico dell’età pensionabile e chi vuole destinarle a sgravi fiscali per l’assunzione dei giovani. L’altro argomento è: abitanti dei quartieri periferici contro immigrati. Un argomento che riesplode dopo la rivolta di una borgata romana. Insomma i miliardari sono divenuti sempre più ricchi e sono anche riusciti a convincere chi sta male che la responsabilità del loro stato è di chi sta peggio. Non c’è una forza capace di mobilitare giovani e vecchi, precari italiani e immigrati su obiettivi chari in grado di porre al centro del dibattito politico e dello scontro sociale una vera redistribuzione della ricchezza, che dagli anni 80 in poi si è trasferita dai redditi da lavoro ai redditi da capitale. Parliamo di qualcosa come il 10% del reddito prodotto ogni anno che ha lasciato chi vive del proprio lavoro ed è andato ai percettori di rendite, portando le disuguaglianze sociali a livelli mai visti prima. Un meccanismo che ha stritolato non solo i ceti più poveri ma anche il ceto medio. Di quali obiettivi e di quali battaglie c’è bisogno? In primo luogo la tassazione unica delle imprese in Europa per togliere alle mutinazionali quel potere di ricatto nei confronti degli stati nazionali che consente l’elusione di centinaia di miliardi di euro di tasse ogni anno. Oppure l’obiettivo di varare quella Web Tax che farebbe pagare le tasse alle multinazionali del digitale nel paese in cui il reddito si produce e non in quello nel quale si è trasferita la sede fiscale. Ed ancora: possibile che le banche centrali possono stampare 15000 miliardi di dollari per sostenere i mercati finanziari ma gli Stati non hanno la sovranità di stampare moneta per creare lavoro e redistribuire ricchezza? Si può cominciare a rivedere la scelta folle dell’autonomia della politica monetaria e della privatizzazione totale della stampa di moneta? Obiettivi e battaglie difficili? Certo, anzi difficilissime. Ma sono queste quelle che servono e che contano per affermare un minimo di equità e dare un vero futuro ai giovani, ai precari italiani ed europei, agli immigrati e un presente più dignitoso ai vecchi. La sinistra lavori per attrezzarsi in tal senso sul piano dell’elaborazione e dell’iniziativa politica. O almeno ci provi con tutte le sue energie. Anche perché è questo l’unico terreno su cui può tentare di rialzarsi. Solo ritrovando la forza di recuperare dal vertice della piramide sociale il maltolto potranno cessare le guerre tra poveri che non giovano alla causa. Invece di che si sta occupando la sinistra che c’è? Dopo aver inseguito l’illusione di poter ritrovare un ruolo votando no ad un referendum di nessun interesse concreto, in compagnia di destre e populismi, ora si divide sull’abraccio tra Pisapia e la Boschi o sull’alleanza alla regionali in Sicilia con Alfano. È davvero avvilente. La sinistra serve se è in grado di battersi concretamente per affermare l’uguaglianza. Per ripartire servono un progetto e una strategia coerenti con questa missione. Se l’unico orizzonte necessario per dare credibilità alla sua battaglia è quello europeo ne tragga le conseguenze sul piano politico e organizzativo e concentri su questo i suoi sforzi. La sinistra o è questo o non è. Purtroppo un nuova e moderna sinistra non c’è, non si vede ancora all’orizzonte ed è difficile perfino immaginare quando la vedremo apparire. Anche perché io comincio a disperare che possa essere quel che rimane delle organizzazioni della tradizione storica della sinistra italiana a darcela.
