Capua: riflessioni dopo la piena (chiuse, golene, falde, argini).

Chiusa di via Ponte vecchio romano
Chiusa di via porta Roma altezza via Baracca

La piena del Volturno – che ha investito soprattutto il basso corso del fiume da Capua al mare – ha avuto indubbiamente una portata eccezionale, con livelli idrometrici che hanno interessato l’intera sezione del fiume come non si vedevano da molti anni a questa parte. I danni alle abitazioni, ai negozi, alle attività produttive sono stati rilevanti e questo ci ha spinti a chiedere al governo il riconoscimento dello stato di emergenza, richiesta che in questi giorni sta per essere deliberata anche dagli altri comuni colpiti. Tuttavia non deve essere solo questo l’impegno che ci attende, anche perché, con i cambiamenti climatici in atto, la prospettiva che abbiamo davanti è quella di un progressivo aumento della quantità e della violenza di fenomeni atmosferici estremi. Bisogna prepararsi per tempo per riuscire a fronteggiarli. Non partiamo da zero. Il comune di Capua è destinatario da anni di un finanziamento di un milione e mezzo di euro per la riqualificazione delle pompe di sollevamento. La nostra amministrazione, che si è insediata solo a luglio, è riuscita ad appaltare questo progetto entro dicembre, evitando che la perdita di questo finanziamento di vitale importanza si aggiungesse ai tanti finanziamenti revocati negli ultimi venti anni a causa del mancato rispetto da parte del nostro comune delle scadenze previste dalle leggi regionali, nazionali o comunitarie di riferimento (vedi in passato anche per il ponte nuovo). Gli interventi previsti ci consentiranno di risolvere molti problemi che sono alla base degli allagamenti di questi giorni: da quello che ha interessato piazza Eboli e la riviera, dove non ha retto la vecchissima paratia della Santella, dalla quale sono fuoriuscite le acque del fiume in piena investendo piazza Eboli, via Seminario e parte di via riviera Casilino (dove il progetto appaltato prevede anche il potenziamento delle pompe di sollevamento); a quelli che hanno riguardato via Santa Maria la Fossa e rione Boscariello; la zona di via Brezza e via Marra; l’area di Rione Macello. Purtroppo non basteranno ad eliminare completamente il rischio idrico cui è esposto il territorio del nostro comune. Nella serata di ieri sera e stamane ho visitato i luoghi più colpiti con il comandante, gli agenti della polizia locale e l’ausilio di alcuni amici che hanno una buona conoscenza dei problemi che riguardano la rete fognaria e il sistema di deflusso delle acque, di cui i nostri uffici hanno perso la memoria storica. Il quadro delineato è impressionante. Ad esempio è emerso che da molti anni la Provincia ha comunicato di non essere in grado di gestire tutto il sistema delle chiuse lungo il corso del Volturno. Da allora nessuno si è preoccupato di chi debba gestire un sistema idraulico che ha il delicato compito di sbarrare o regolare il libero deflusso delle acque del fiume e dei canali. Per alcune paratie si interviene casualmente su richiesta di cittadini interessati (è il caso della paratia della Santella o di via Marra). In altri casi nessuno se ne occupa o, come ho potuto constatare, i nostri uffici ne hanno perso ogni memoria. Non sanno neppure in che condizioni sono e se sono ancora in grado di svolgere la loro funzione. A volte non sono raggiungibili (è il caso della paratia di fuori porta Roma). È una situazione insostenibile di cui domani mi occuperò con determinazione investendo le istituzioni che hanno competenza sulla gestione del fiume e dei canali di deflusso delle acque. C è poi il problema dei parchi residenziali o dei palazzi costruiti in aree che si trovano al di sotto del livello stradale o in aree interessate da falde superficiali (parco Azalee, So Ge Co, Italposte, palazzi di via Baracca). Qui è necessario coordinare interventi sia da parte dei condomini (pompe di sollevamento a carico dei proprietari), sia da parte del comune per quanto attiene alle opere di protezione di questi immobili attraverso adeguati interventi sulle reti di gestione del ciclo delle acque. C’è poi una questione più spinosa che riguarda le attività produttive e le abitazioni che si trovano nelle zone golenali, come località la Monaca, la cui funzione è invece quella di ricevere saltuariamente le acque del fiume durante gli eventi alluvionali e svolgere l’importante funzione idraulica di invaso di emergenza per diluire la piena. Se in queste aree è socialmente complicato chiedere la delocalizzazione di insediamenti che vi insistono da anni, non si può non affrontare la questione del rispetto della normativa urbanistica prevista per garantire quantomeno una relativa sicurezza agli impianti necessari alla gestione delle attività produttive. Questa piena ci pone anche il problema degli argini del fiume nelle campagne, da tempo in uno stato di preoccupante degrado. In questi giorni l’argine ha ceduto in alcuni punti del territorio di Grazzanise e di Cancello Arnone. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se dovesse cedere anche nei giardini o nei poderi di Capua. Su nostra richiesta si è svolto qualche settimana fa un primo incontro tra Provincia, Comuni del Basso Volturno e Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del fiume, per avviare una progettazione volta a utilizzare i finanziamenti previsti dalla legge regionale sul contratto di fiume, atteso che la Provincia, che ha la competenza in materia di gestione degli argini del Volturno, non ha le risorse necessarie per affrontare da sola una questione di tale portata. Infine abbiamo aperto un confronto con il Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno che giustamente reclama il pagamento della quota annuale dovuta dal nostro Comune e non versata da svariati anni. Noi siamo pronti a trovare una soluzione ma chiediamo anche che il consorzio investa nella giusta misura per la manutenzione dei canali di bonifica che insistono sul nostro territorio. C è poi da capire di chi è la competenza di alcuni canali che da anni non vengono minimamente manutenuti. È il caso di quello che parte dall’ intersezione tra via Brezza e via Marra che dovrebbe garantire il deflusso delle acque fino al cavalca ferrovie, dove invece il canale addirittura scompare per lasciare il posto ad un ampliamento della superfice di alcuni terreni. Come si vede si tratta di mettere al centro del confronto con tutti gli enti interessati e dell’azione amministrativa, lo scioglimento di alcuni nodi, del tutto dimenticati ormai da molti decenni, che oggi non possiamo più un permetterci di trascurare.

Chiusa di via giardini
Chiusa di via Brezza/ via Marra

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