Finanziaria: destra tradisce le promesse … ma non per gli evasori

Le misure contenute nella legge finanziaria proposta dal governo Meloni sono palesemente inadeguate a contrastare caro energia ed inflazione e profondamente inique, perché colpiscono lavoratori, pensionati e poveri, mentre premiano gli evasori. Inoltre è clamoroso il tradimento delle promesse su cui ha raccolto consensi in tutti questi anni e nel corso della campagna elettorale. Soprattutto la Meloni ha smentito tutto ciò che aveva sostenuto per giustificare l’opposizione al governo Draghi. Ricordate le critiche a Draghi per l’insufficienza delle risposte al caro energia? Lo stanziamento previsto per contrastare il caro energia copre solo i primi tre mesi dell’anno. E che dire delle critiche al precedente governo per le risorse insufficienti destinate alla sanità? Il governo Meloni aggiunge solo 2,15 miliardi che serviranno a coprire i maggiori costi per l’energia, l’acquisto di vaccini e niente di più. Nulla si fa’ per le riduzioni delle liste d’attesa. Più in generale per lo stato sociale (sanità, scuola, enti locali) tenendo conto dell’inflazione c’è un taglio di fatto intorno al 10 per cento. Sulle pensioni la manovra fa tabula rasa di anni e anni di anatemi continui contro la Fornero. Quota 102 diventa quota 103, opzione donna viene ridimensionata con l’età che sale a 60 anni, minimamente scontabile solo in base al numero di figli. Per l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita neanche a parlarne per cui i pensionati subiscono un colpo pesante al loro potere di acquisto. Peggio sulle politiche per lo sviluppo, l’occupazione e il Mezzogiorno. La finanziaria smantella il pacchetto per il sostegno all’occupazione, la decontribuzione per le assunzioni, mentre scompare il credito d’imposta al Sud, si dimezzano le risorse per il piano 4 punto zero e scompaiono le agevolazioni per le ZES. Si accrescono le sperequazioni tra lavoro dipendente, verso il quale c’è un intervento impercettibile per la riduzione del cuneo fiscale, e si continua a premiare il lavoro autonomo con la flat tax al 15 per cento, ampliata fino ai redditi annui di 85 Mila euro. Si garantisce il reddito di cittadinanza solo fino a settembre ma non ci sono misure per legarlo al reinserimento al lavoro. In sostanza anziché intervenire per correggere le distorsioni dell’attuale reddito di cittadinanza si tagliano risorse per contrastare il disagio sociale. Nel frattempo per la lotta all’evasione fiscale si fa un passo indietro di decenni innalzando la soglia per i contanti e dando la possibilità agli esercenti di rifiutare l’uso delle carte di credito sotto i 60 euro. Con lo stralcio delle cartelle esattoriali, attuato senza neppure tenere conto delle soglie reddituali, si penalizzano i cittadini onesti che pagano fino in fondo le tasse. Si dirà questa è la destra e fin quando si parla di iniquità ci siano. Ma a chi giustifica il governo per l’inadeguatezza della risposta ai problemi più urgenti e per il tradimento delle promesse fatte facendo riferimento alle ristrettezze finanziarie della fase è il caso di dire: ma perché con i precedenti governi la situazione era forse migliore? E in campagna elettorale, quando si prometteva più attenzione alle esigenze fondamentali degli italiani forse non era già chiaro il quadro generale della finanza pubblica? La verità è che non esistono risposte semplici a situazioni complesse. È tempo che si ponga finalmente fine al populismo e alla demagogia, che la politica torni parlare il linguaggio della verità e che nell’opinione pubblica cresca la consapevolezza delle reali e difficili sfide con cui bisogna fare i conti.

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