Il rifiuto della lega di votare l’ordine del giorno presentato alla Camera da Fratelli d’Italia sulla questione delle concessioni balneari e delle modalità di apertura del settore al mercato – imposta dall’Europa con la direttiva Bolkestein – apre seri interrogativi su dove sta andando davvero la lega. La Meloni ha posto il problema già con l’elezione di Mattarella al Quirinale, dicendo con chiarezza che tra Fdl e la lega non c’è più solo una “incomprensione banale” ma una questione di diverso posizionamento politico. Che significa? Tra lega e Fratelli d’Italia l’incomprensione era nata già con la decisione di Salvini di entrare nel governo Draghi, che non è affatto un governo tecnico ma un governo che ha l’obiettivo politico dichiatato di tenere l’Italia dentro l’Europa, ormai avviata con decisione sulla via del rilancio dell’integrazione politica. Salvini ha però tentato di tenere un piede dentro e l’altro fuori dal governo con la scusa dell’emergenza per non smentire la svolta nazionalista. Tuttavia – al di là della faccia feroce formalmente mostrata su provvedimenti in contrasto con le politiche populiste e nazionaliste che hanno caratterizzato la svolta di Salvini – nella sostanza i ministri e i gruppi parlamentari della lega hanno finito per dare il loro sostegno a tutti i provvedimenti del governo, compresi quelli sul green pass e sull’obbligo della vaccinazione per i lavoratori. Non c è dubbio che Fdl ne ha tratto un vantaggio elettorale di non poco conto, dal momento che la lega è crollata nei sondaggi rispetto al voto europeo, collocandosi al di sotto della percentuale registrata nelle stesse politiche del 2018, a tutto vantaggio del partito della Meloni che ha superato di larga misura i consensi della lega, collocandosi immediatamente alle spalle del PD (secondo alcuni sondaggi addirittura sorpassando il PD). È la ragione che ha fatto pensare come l’obiettivo della lega – di fronte alle giravolte di Salvini nel corso delle trattative per il Quirinale – fosse quello di approfittare del delicato passaggio dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica per staccare la spina al governo Draghi. Il dietro front di Salvini e il sostegno alla rielezione di Mattarella ha perciò sorpreso non poco. Ora con la posizione meno rigida assunta dalla lega anche nei confronti della difesa dei privilegi degli operatori balneari, molti cominciano a domandarsi se in realtà l’ambiguità con cui Salvini ha sostenuto il governo non nasconda l’obiettivo di cambiare nuovamente e gradualmente – per non pagare un prezzo troppo alto – il posizionamento politico della lega. Un interrogativo più che legittimo dal momento che la stessa proposta – avanzata di recente – di costruire un nuovo partito repubblicano con Forza Italia, ha senso solo in una prospettiva di isolamento di Fdl e di uno spostamento su posizioni moderate – e meno rigide nei confronti della prospettiva europea – da parte del partito di Salvini. Si vedrà. Tuttavia se davvero la lega decidesse una svolta moderata, dopo aver già da tempo abbandonato la prospettiva di una secessione delle regioni ricche del Nord, allora saremmo in presenza di un quadro più chiaro sul possibile futuro del sistema politico italiano. E non solo perché questo rafforzerebbe il governo Draghi e renderebbe più probabile il prosieguo della legislatura fino alla sua scadenza naturale. A quel punto ci troveremmo di fronte ad un chiarimento su come il sistema politico italiano potrà riarticolarsi dopo l’emergenza gestita dalla maggioranza di governo cosiddetta Ursula e cioè in linea con il quadro politico europeo: un nuovo centrosinistra e un nuovo centrodestra che tornano a competere e ad essere alternativi ma riconoscendosi in un comune quadro di regole e in una comune collocazione internazionale dell’Italia (lasciando in una condizione di isolamento e di irrilevanza i populisti di ogni sorta). Siamo vicini al momento della verità.
