L’indice che misura la volatilità dei mercati è tornato a puntare in alto. Dopo la scoperta in Sudafrica della nuova variante del Covid denominata Omicron – apparentemente più contagiosa della stessa Delta – venerdì scorso le piazze europee hanno lasciato sul campo più del 4% e quelle statunitensi più del 2%. Ne è seguita una settimana di giornate altalenanti tra rimbalzi e nuove ricadute, fino alla giornata odierna caratterizzata da una partenza in recupero ed una chiusura al ribasso. La ragione di questa apparente schizofrenia dei mercati è, ovviamente, legata all’incertezza nella valutazione degli effetti che la nuova variante potrà avere sulla ripresa ma anche ai tempi relativamente lunghi necessari per avere una risposta chiarificatrice che, a seconda dei casi, può dare una spinta altrettanto forte o in direzione di uno storno considerevole rispetto ai massimi toccati a novembre, o di un ulteriore fase di rialzo. Infatti, una conferma dell’ipotesi di una maggiore trasmissibilità della nuova variante non significherebbe necessariamente anche maggiore letalità. Anzi stando ai dati ora disponibili sullo stato di salute dei primi contagiati dalla variante Omicron questa sembra produca effetti più blandi delle precedenti, per cui già c’è chi ipotizza che potremmo essere alla vigilia di una uscita dalla pandemia perché siamo giunti al punto nel quale anche questo virus ha subito mutazioni tali da fare pensare che siamo vicini al momento di una sua possibile più o meno pacifica convivenza con l’uomo. Per capirlo servono ancora un paio di settimane e ben altre evidenze scientifiche. Nel frattempo l’alternarsi di informazioni, che possono fare propendere per una tesi o per l’altra, continueranno a far ballare le borse ancora per un po’, prima che possano prendere una direzione precisa in un senso o nell’altro. Non c’è da stupirsi. Se Omicron si rivelerà non solo più trasmissibile ed in grado di aggirare, sia pure solo in parte, le difese indotte dai vaccini ma anche più aggressiva delle altre, vuol dire che presto, in giro per il mondo, saranno necessari nuovi prolungati lockdown potenzialmente capaci di frenare bruscamente la sostenuta ripresa economica in atto. Ma se insieme alla maggiore trasmissibilità questa variante dovesse confermare la sua scarsa pericolosità – e quindi l’inizio della fine della pandemia – allora la ripresa globale – fino ad ora contenuta solo dalla sua stessa forza che ha determinato una momentanea insufficienza dell’offerta – potrebbe innescare un ulteriore rally dei mercati finanziari. In ogni caso ormai – dopo l’esperienza della crisi del 2008, della crisi del debito sovrano in Europa nel 2011 e di quella legata all’avvento della prima ondata pandemica nel 2020 – è evidente che, con la globalizzazione dei mercati e la continua rivoluzione tecnologica che caratterizza il nostro tempo, l’incertezza e la volatilità sono diventati caratteristiche strutturali dei mercati, perché sono tante e imprevedibili le variabili in grado di condizionarne in modo anche violento l’andamento. Così come dovrebbe essere altrettanto chiara e certa la tendenza nel lungo termine alla crescita del commercio internazionale e dell’economia globale. Ciò detto bisogna avere consapevolezza che accanto alle tante inevitabili incertezze derivanti dalla fase storica, c’è per tutti noi anche una certezza di estrema importanza: investire i propri risparmi rispettando i principi di una ampia diversificazione geografica e settoriale, in linea le proprie esigenze, la propria tolleranza ai rischi e i propri orizzonti temporali, è garanzia di poter raggiungere sempre le mete prefissate. Insomma rispettare le regole di una sana pianificazione economica, finanziaria e patrimoniale è come vaccinarsi contro la volatilità e le amare sorprese che ne possono derivare. A patto di saper tenere a bada la paura e fare prevalere sempre la razionalità. Una regola che vale di fronte a qualsiasi sfida, a qualsiasi asperità si presenti sul cammino della vita. Non è forse vero anche per vincere la battaglia con la pandemia?
