La data delle prossime elezioni amministrative ancora non è stata formalmente decisa. Il governo certamente individuerà nei prossimi mesi, come da prassi, una data utile in una domenica compresa tra aprile e giugno dell’anno prossimo. Tuttavia sui quotidiani e sui social ci si esercita già da tempo a fare previsioni sui possibili condidati alla carica di Sindaco. In alcuni casi si danno per certe notizie inventate di sana pianta in relazione ad accordi intervenuti o a discussioni ormai prossime a produrre decisioni imminenti da parte delle forze politiche cittadine. Certamente da quando è stata decisa l’elezione diretta dei primi cittadini è andata sempre così. Lo sport preferito è diventato quello di provare ad indovinare che indosserà la fascia tricolore. Eppure mai come questa volta non c’è nulla di più sbagliato di avviare la necessaria discussione sulla prossima scadenza elettorale amministrativa partendo dalla individuazione dei possibili candidati alla carica di Sindaco. E non perché non sia anche questa una questione importante. La città vive una crisi politica acutissima che certamente è anche conseguenza della crisi politica generale ma che a Capua viene da lontano. Negli ultimi venti anni e più sono fallite, sia pure per ragioni diverse, tutte le maggioranze che si sono alternate alla guida del Comune. Per cattiva amministrazione, come nel caso delle amministrazioni guidate dal Sindaco Antropoli – che hanno portato a compimento i quinquenni amministrativi solo grazie a pratiche di governo che hanno prodotto un gravissimo dissesto finanziario e la distruzione dei servizi e dell’apparato comunale. O per contrasti personali che hanno prodotto lo scioglimento anticipato del consiglio comunale, come nel caso delle sindacature Mariano, Pasca, Centore e Branco. Ora la situazione è così compromessa che il rischio di renderla irreversibile – se non si produce un cambiamento radicale di prospettiva politica e di uomini – è davvero altissimo. Non solo per la gravità della crisi politica, sociale, culturale ed economica ma anche perché attraversiamo un passaggio delicatissimo come quello in atto che vede uno sforzo straordinario dell’Europa di provare ad uscire dalla crisi sistemica generale attraverso un piano di investimenti comunitari senza precedenti, sia per obiettivi che per quantità di risorse messe in movimento e modalità di finanziamento. Da più parti è stato giustamente sottolineato come il PNRR rappresenti molto di più, sia dal punto di vista della quantità di risorse attivate sia per qualità e portata degli obiettivi, dello stesso piano Marshall che risollevò l’Europa dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale (e Capua sa bene di quante e quali macerie si è trattato). Insomma, questa volta non si può sbagliare se la città non vuole perdere una occasione di portata storica. E per non sbagliare prima di parlare dei futuri possibili sindaci bisogna stabilire il carattere delle coalizioni che si vogliono costruire. Perché se dai fallimenti del passato è utile trarre lezioni, quella sui limiti del carattere personalistico e fondamentalmente civico che ha caratterizzato tutte le coalizioni elettorali – benché formalmente ammantate di qualche colore o definizione politica – è certamente più ricca di buoni consigli. Insomma se si vuole cambiare davvero strada è necessario lasciarsi alle spalle gli ultimi decenni caratterizzati da una ondata di antipolitica e di qualunquismo, provare ad affrontare la crisi dei partiti, riportare la politica al centro delle alleanze e dei programmi di governo. La questione riguarda i partiti ma anche l’opinione pubblica. Infatti se i partiti sono responsabili della propria crisi la società non ha fatto molto per arginarla. Anzi l’antipolitica e il qualunquismo hanno dettato le scelte di gran parte degli elettori. Se le coalizioni sono state costruite da partiti preoccupati solo della ricerca della vittoria, più che delle condizioni per governare bene, è anche perché con l’avvento del sistema elettorale fondato sulla preferenza unica l’elettorato si è fatto guidare nelle scelte da valutazioni fondate sui rapporti familiari amicali o clientelari con i singoli candidati più che sulla qualità, sulla credibilità dei progetti in campo, sulle competenze ed esperienze presenti nelle liste. Se non cambiano l’approccio delle forze politiche nella costruzione delle coalizioni e i criteri che ispirano le scelte dell’elettorato si riproporranno i comportamenti e gli errori che ci hanno portato all’attuale degrado. Credo che ciò che ancora rimane dei partiti deve rifuggire dalla tentazione di costruire coalizioni ricche di liste civiche, fondate esclusivamente sull’interesse delle singole personalità a garantire la propria elezione a consigliere comunale. Mi si può obiettare che i partiti sono deboli e chiusi per cui mancano le condizioni di base per una tale prospettiva. È una obiezione fondata ma non vedo alternative al tentativo pur difficile di provare a rigenerare la politica. Perché senza la politica vera non bastano amicizie parentele e clientele a risollevare la città. Quelle possono solo aggiungere altro degrado al degrado già prodotto. Non bastano neppure la buona volontà o le buone intenzioni. Per quanto sia un lavoro difficile, da condurre purtroppo in tempi stretti, bisogna che i partiti si aprano all’apporto di forze nuove, di giovani, di persone impegnate nell’associazionismo culturale e sociale e soprattutto di competenze, senza le quali non si può esprimere un governo adeguato ad una città come Capua. E bisogna che l’opinione pubblica ponga fine alla troppo lunga fase segnata dall’illusione dell’antipolitica e riscopra finalmente il valore della politica, delle competenze e dell’esperienza amministrativa, l’esigenza di fare prevalere l’interesse generale di fronte ad un destino che è comune. La gravità della situazione e l’importanza della fase rappresentano presupposti validissimi perché questo processo di autocritica e di rivalutazione del ruolo essenziale della politica possa effettivamente maturare. Senza questa premessa, che merita una adeguata discussione preliminare, il dibattito sui possibili candidati alla carica di Sindaco lasciano il tempo che trovano. Se il gioco rimarrà chiuso tra i soliti gruppi e le solite persone – molte lontanissime dalla cultura politica e amministrativa necessaria per dare credibilità ad una fase di cambiamento che i fatti indicano come necessaria e vitale – non potrà non allargarsi ulteriormente l’area del disinteresse e del disimpegno che abbiamo visto crescere ad ogni nuovo passaggio elettorale. Con quali conseguenze dovrebbe ormai essere ben chiaro ai più.
