Dazi: tensione su e borse giù

Dopo la reazione cinese ai dazi americani, Donald Trump alza il livello dello scontro e decide ulteriori tasse su prodotti cinesi. Arrivano così a toccare la cifra dei 250 miliardi di dollari le vendite cinesi sottoposte ai dazi USA. La Cina dichiara di considerare tutto questo un ricatto e annuncia nuove ritorsioni. Intanto il contenzioso con l’Europa sui dazi USA imposti su alluminio e acciaio è ancora aperto e anche su questo fronte le annunciate contromisure dell’Europa possono scatenare una guerra commerciale. Le borse reagiscono con ribassi sensibili: -1,73% Nikkei; -3,78 Shanghai; -2,96 Hang Seng; Euro Stoxx 50 a – 1,54 stamane. Le ragioni delle tensioni sui mercati azionari ci sono tutte. E’ vero che la globalizzazione sregolata ha bisogno di una messa a punto forte. Ma il modo peggiore per porre il problema è quello delle chiusure nazionaliste e delle ritorsioni unilaterali. Se arriva una contrazione del commercio internazionale ora che il mondo ha ritrovato una crescita generalizzata, i rischi diventano elevati. La crisi del 2008 non è stata affrontata nelle sue cause di fondo. La non entusiasmante ma comunque importante crescita attuale è legata all’immissione di liquidità senza precedenti da parte delle Banche Centrali, che ora hanno cominciato a tirare il freno. Inoltre senza il contributo fornito dalla Cina e dai paesi asiatici dopo la recessione del 2009 l’Occidente sarebbe crollato. Basta vedere la tabella sulla crescita del PIL pro capite in Cina negli ultimi decenni e la sua impennata dopo il 2008/2009 per capire che la seconda potenza mondiale non è solo un concorrente ma anche un grande mercato che contribuisce in modo determinante alla tenuta del sistema economico e finanziario globale. Dal caos della globalizzazione bisogna uscire. Ma non con il populismo e il nazionalismo. Gli atti unilaterali sono pericolosi. Serve il multilateralismo e ancor di più un nuovo ordine internazionale. Una caduta in recessione ora sarebbe un disastro. Troverebbe un sistema finanziario e politico globale con le armi spuntate. Anche dopo la crisi del ’29 vi fu la nuova recessione del ’37/’38 e sappiamo come finì.

pil procapite cinese

 

 

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