Perché non partecipiamo al congresso della federazione del PD

A cura di Adolfo Villani sindaco di Capua, Franco Capobianco circolo PD Caserta e di Alessandro Landolfi e Roberto Iavarone per gli ex iscritti ad Articolo 1 della provincia di Caserta

Abbiamo deciso di non partecipare al congresso della Federazione del PD di Caserta. La fine della lunghissima fase di commissariamento e la ricostruzione degli organismi dirigenti provinciali sta riproponendo, tra l’altro in modo esasperato, tutte le ragioni e le contraddizioni che hanno provocato la gravissima crisi del PD di Terra di Lavoro degli ultimi 10 anni. Un assetto del partito basato su un assemblaggio di comitati elettorali, ha prodotto un crollo inaudito di consensi elettorali e di influenza politica ed istituzionale. Le ultime elezioni regionali hanno segnato il crollo dal 18,84 per cento dei voti del 2015 e dal 17,30 per cento delle regionali del 2020, ad un misero 11,81 per cento, il livello più basso mai toccato dalla fondazione del PD. Fanno impressione percentuali al di sotto del 10 per cento in comuni come Maddaloni, Parete, Macerata, storici punti di forza della sinistra; o percentuali del 6,65% a Castel Volturno , del 7,87 a Piedimonte, del 5,27 a Marcianise, del 5,03 a Mondragone. Risultati drammatici che arrivano dopo che il centrosinistra ha perso tutte le elezioni provinciali che si sono succedute dalla riforma in poi e dopo aver visto il PD perdere la città di Caserta, passare all’ opposizione in città fondamentali della provincia come Aversa, Casal di Principe, Marcianise, Piedimonte, Sessa Aurunca. Dopo una sconfitta così pesante – che non può essere sottovalutata solo perché inserita in un risultato positivo per la coalizione ed il PD sul piano regionale – è assurdo aver affidato la regia della fase precongressuale e l’assetto dell’assemblea provinciale e degli organismi dirigenti della Federazione, agli otto candidati nella lista della circoscrizioni di Caserta, sulla base dei voti di preferenza ottenuti, escludendo da qualsiasi tavolo di confronto il partito delle città e del territorio. Inconcepibile avviare un congresso senza un preventivo sforzo adeguato per offrire al dibattito un programma e una visione del futuro di questa provincia adeguati alla fase di grandi cambiamenti in atto, senza cioè ripartire da una base programmatica condivisa, su cui aprire un confronto con la società e avviare una forte iniziativa politica in grado di rilanciare il partito. In questo modo si ripropone uno schema che non risolve i problemi del PD ma anzi li aggrava condannandolo inesorabilmente ad un ulteriore indebolimento politico ed elettorale. Il PD può risalire la china, ritrovare la forza necessaria per poter esercitare il ruolo di architrave di una coalizione larga ed effettivamente alternativa a questa crisi della politica e dei corpi intermedi. Una crisi che la nostra provincia vive in modo esasperato con un livello di personalizzazione impressionante – come ha dimostrato lo stesso voto regionale, sia con i risultati di candidati che sono transitati dallo schieramento di centrosinistra a quello di centrodestra, portando con loro decine di migliaia di voti, sia con lo stesso risultato del PD. Ma per farlo e proporsi come vera alternativa deve partire dal riconoscere che personalismi ed elettoralismo rappresentano la vera malattia di una provincia non a caso segnata da localini e trasversalismi esasperati, vere palle al piede per una provincia tutt’altro che marginale. Una provincia moderna che esercita con tutti i suoi nuovi sistemi urbani, pienamente inseriti nell’area metropolitana regionale, funzioni di eccellenza di livello meridionale nel campo della logistica, della ricerca avanzata, dell’industria e dell’alta formazione. Una provincia che ha perciò bisogno di scelte di programmazione di area vasta e di saper esercitare un peso politico importante sul piano regionale e nazionale attraverso una elaborazione ed una iniziativa all’altezza della fase. Deve riconoscere che di questa malattia il PD è stato fin qui causa e non cura e trarne tutte le conseguenze. Un congresso di svolta deve servire a questo o è destinato a segnare un ulteriore declino del partito e del peso politico della provincia di Caserta nel contesto regionale.

Adolfo Villani sindaco di Capua e Alessandro Landolfi, Franco Capobianco – circolo PD Caserta – e Roberto Iavarone per gli ex iscritti ad Articolo 1 della provincia di Caserta

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