di Giuseppe Bellone. Direttore artistico Capua il Luogo della Lingua Festival


LEGGERE PER PARTECIPARE Capua il Luogo della Lingua Festival da oltre vent’anni lavora nella città con eventi, incontri, laboratori e riflessioni sulla parola, sulla lettura e sulla memoria storica. Nel corso di questi venti anni, Capua il Luogo della Lingua ha seminato tanto: decine di progetti con le scuole, premi, centinaia di incontri con scrittori, filosofi, giornalisti, intellettuali, spettacoli e percorsi di formazione, laboratori, rassegne, presentazioni di libri, un lavoro continuo e appassionato con il mondo della scuola e dell’Università. Tutto questo, per noi, non è solo cultura: è costruzione di senso, è cittadinanza, è un modo per dire ai nostri giovani che Capua può e deve essere un luogo dove studiare, creare, ricercare e crescere, un laboratorio permanente di idee, non solo di memoria ma anche di visione. Le nostre attività non hanno mai avuto l’intenzione di essere un privilegio per pochi, ma sono state sempre rivolte a chi raccoglie un invito a voler partecipare attivamente alla vita culturale e civile della città.
Negli ultimi giorni qualcuno ha definito il nostro festival “elitario”, forse perché si svolge in un museo. Una parola che fa riflettere. Non la prendiamo in senso negativo — e non crediamo fosse questa l’intenzione — ma ci offre lo spunto per chiarire un paio di cose.
Un festival letterario, inevitabilmente, parla a chi legge. Ma non è contro chi non lo fa. E sì, i lettori non sono la maggioranza. Ma questo non rende la proposta meno valida, meno pubblica o meno democratica. Al contrario: quando si coltiva con serietà un interesse “di nicchia”, si crea qualcosa che può arricchire tutti. Anche chi quella nicchia, magari, non la abita ancora. Scegliere luoghi come il museo non è snobismo, ma una scelta culturale: significa aprire spazi storicamente dedicati alla conservazione alla fruizione viva e condivisa. Portare la parola, la voce, la lettura in un museo è un atto profondamente democratico. Non il contrario. Quanto alle piazze o alle ville comunali, spesso suggerite come spazi “più democratici”: non le escludiamo affatto. Ma un festival non è solo una questione di logistica. È ascolto, concentrazione, scambio autentico. E questi non dipendono solo dal luogo, ma soprattutto dalle persone che lo abitano. E infatti lo abbiamo fatto, ovunque ci sia stata una comunità disposta ad accoglierci davvero: negli ultimissimi tempi a Caserta, a Vitulazio, a Caiazzo, a Pignataro, dove amministrazioni e cittadini hanno riconosciuto il valore del nostro lavoro e costruito, insieme, le condizioni per ospitarlo. Una piazza può essere perfetta — se c’è chi la rende viva con il desiderio di accogliere, ascoltare, partecipare. Ma se manca questo, non è il luogo a essere inadeguato. È semplicemente il momento a non essere quello giusto.
Perché non sono le pietre a fare i luoghi, ma le persone. Sappiamo bene che la comunità ha bisogno anche di momenti di svago, di leggerezza e di occasioni capaci di coinvolgere le masse. Per questo sosteniamo con convinzione eventi come il Carnevale e ci piacerebbe partecipare anche a una bella sagra. In fondo siamo cresciuti in un’epoca in cui cultura e tradizione non si escludevano a vicenda. E a Capua ci sono persone che, più di altre, hanno le competenze per organizzarli al meglio. Allo stesso modo, siamo consapevoli che la lettura non appassiona tutti. Ma, per fortuna, leggere non è ancora un reato. Non pensiamo che sia un privilegio da ostentare, ma nemmeno un’abitudine di cui doversi scusare. Capua ha grandi difficoltà: desertificazione urbana, crisi economica, perdita di senso civico in alcuni contesti. Non le abbiamo mai ignorate. Anzi. Le abbiamo sempre affrontate con gli strumenti che abbiamo a disposizione: progetti culturali, percorsi con scuole e università, attività che riportano le persone a sentirsi parte della città. Proprio perché sempre dell’idea che la cultura non sia un lusso, ma uno strumento per costruire comunità.
Il patto per la Lettura di Capua “Città che Legge”
Il Festival è il soggetto coordinatore del Patto per la Lettura del Comune di Capua, che grazie al nostro lavoro e a quello delle scuole, è stata riconosciuta “Città che Legge”, già dal 2020, e anche per il triennio 2025-2027 dall’attuale Ministero della Cultura. L’obiettivo del Patto non è solo sostenere le buone pratiche esistenti, ma attivare una rete di associazioni, scuole, università, biblioteche e cittadini per costruire percorsi condivisi di lettura e partecipazione. Capua, oltre a un patrimonio artistico di notevole rilevanza, ha un patrimonio culturale librario straordinario: la Biblioteca del Museo Campano, la Biblioteca Diocesana, la Biblioteca del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, la Biblioteca dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano, la Biblioteca del Centro Documentazione del Cira, la Biblioteca della Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis, la Biblioteca “Francesco Garofano Venosta” della Pro Loco, la Biblioteca “Nicola Romeo” di Palazzo Lanza. Oltre alla Sala Lettura con annessa biblioteca del Centro Diurno di Salute Mentale del Palazzo Fieramosca, realizzata con il contributo del Festival. Siamo molto consapevoli dei momenti difficili che attanagliano la nostra comunità. Ma proprio per questo crediamo che la cultura sia uno degli strumenti più efficaci per recuperare quel senso di comunità smarrito, per ricostruire relazioni, per riattivare energie spesso latenti ma ancora presenti in molte persone. Il nostro sguardo è rivolto soprattutto ai tanti studenti che ogni giorno attraversano Capua, alle scuole che formano generazioni, all’Università Vanvitelli che ha portato in città un tessuto vitale e giovane. Siamo fortemente convinti che questo “capitale umano” può essere messo in rete per rigenerare la città.
Una presenza importante, anche numerica, quella degli studenti a Capua, che rimarca un concetto molto caro al nostro Festival e cioè che la Scuola è il nostro più grande patrimonio, un patrimonio di tutti, il più importante strumento di conoscenza e integrazione, oltre ad essere, senza dubbio, lo specchio della storia di una città.
È soprattutto a loro che ci rivolgiamo, perché possano sentire che Capua non è solo un luogo di passaggio, o da cui fuggire, ma una possibilità di crescita, personale e collettiva.
Leggere e partecipare non è elitario, può essere, invece, uno dei modi per abitare la città e contribuire alla sua vita. È per questo che, oltre alle scuole che da anni sono con noi, rivolgiamo un invito sentito a tutte le associazioni e istituzioni culturali, ma soprattutto, ai cittadini e alle cittadine che credono nella forza trasformativa della cultura di aderire al nuovo Patto, per cercare di costruire, insieme al Comune e a tutti i firmatari, una visione condivisa e partecipata della promozione culturale della nostra città. Candidatura di Capua a Capitale Italiana del Libro 2027. Il Patto per la lettura rappresenta il primo e decisivo passo verso un progetto ambizioso e collettivo condiviso con l’Amministrazione: la candidatura di Capua a Capitale Italiana del Libro 2027, riconoscimento istituito dal Ministero della Cultura per premiare le città che si distinguono per l’impegno nella diffusione della lettura, nella valorizzazione delle biblioteche, dell’editoria, e per il coinvolgimento attivo della cittadinanza nelle politiche culturali. Ma è fondamentale chiarire un punto: questo invito non è rivolto soltanto alla città di Capua. La cultura non conosce confini amministrativi, e il patrimonio culturale che vogliamo valorizzare appartiene all’intera provincia di Caserta, alla sua storia, alle sue persone, alle sue energie.
Rivolgiamo quindi un appello a tutte le istituzioni, associazioni, amministrazioni comunali limitrofe, scuole, università e cittadini della nostra provincia affinché si sentano parte attiva e protagonisti di questo percorso. Capua, grazie alla presenza del Museo Campano, che rappresenta il museo dell’intera Terra di Lavoro, è storicamente il punto di riferimento culturale per tutto il territorio. Ed è proprio questo il senso della nostra proposta: solo allargando i confini – mentali e fisici – e superando ogni sterile campanilismo, possiamo immaginare un nuovo corso per il nostro territorio. È ciò che, con il nostro lavoro, portiamo avanti da oltre vent’anni: far conoscere Capua attraverso il legame con la lingua e con il potere della parola, oltrepassando i confini delle nostre mura, anche grazie alla presenza e alla testimonianza di numerosi protagonisti del mondo culturale che in questi anni sono passati di qui. Dopo due decenni siamo felici che anche l’attuale Amministrazione, con il Patto, abbia riconosciuto e sostenuto il nostro impegno, così come siamo grati alle scuole e ad altri Comuni del territorio provinciale e al sostegno di realtà private come la BCC di Terra di Lavoro.
Ma la soddisfazione più grande è che il Museo Campano, grazie alla visione e alla tenacia del direttore Gianni Solino e alla professionalità del nuovo personale, lo scorso dicembre abbia scelto di presentare un progetto da noi elaborato per “Capua il Luogo della Lingua festival”, dedicato alla valorizzazione del Museo e della sua biblioteca — la più grande e importante della provincia di Caserta. Il progetto ha partecipato all’Avviso pubblico per il riparto del fondo destinato al funzionamento dei piccoli musei (art. 1, comma 359, legge 27 dicembre 2019, n. 160) e, notizia di questi giorni, si è classificato all’11º posto nella graduatoria nazionale di merito su 598 musei partecipanti, ottenendo un finanziamento significativo di 85.290 euro dalla Direzione Generale Musei. Conclusioni. Molti penseranno che puntare a far diventare Capua Capitale del Libro 2027 sia un obiettivo troppo ambizioso. Altri lo considereranno solo un’operazione di facciata.
Ma in entrambi i casi si rischia di non cogliere l’essenza di ciò che significa costruire un progetto.
Dietro ogni progetto c’è un’idea, e dietro ogni idea ci sono conoscenza, ascolto, confronto. Un progetto serio non nasce per caso: si sviluppa studiando il territorio, dialogando con chi lo vive, affrontando la complessità dei suoi problemi e delle sue potenzialità.
Il risultato finale è importante, certo. Ma il vero valore sta nel percorso che si costruisce, nelle relazioni che si attivano, negli interrogativi che emergono. È questo confronto continuo che aiuta una comunità a crescere, a conoscersi meglio, a ridefinire la propria identità.
Candidarsi significa accettare la sfida di pensare in grande, non solo per un titolo, ma per avviare un processo che lascia comunque, al di là dell’esito, un’eredità positiva.
Partecipare può essere un modo che può restituire a Capua – e a tutta la nostra provincia – quel ruolo culturale che la Storia le ha assegnato e che noi, insieme, possiamo ritrovare. Sarà troppo ambizioso? Sarà percepito come velleitario? Forse.
Ma come dice quella frase?
“Non si fallisce per aver puntato troppo in alto e aver sbagliato, ma per aver puntato troppo in basso e aver colpito il bersaglio.” N.B. Per aderire al Patto per la Lettura di Capua è sufficiente compilare il modulo disponibile presso il Comune di Capua, entro il 31 ottobre, indicando la propria disponibilità a partecipare attivamente alle iniziative di promozione della lettura.


