I recenti incendi in impianti di trattamento di materiali plastici, avvenuti prima a Pastorano e poi a Teano, richiedono una risposta determinata, rapida ed efficace da parte delle istituzioni competenti, per evitare che episodi simili possano ripetersi, determinando, oltre ad effetti deleteri sull’ambiente, anche un clima di paura e di avversione alle più moderne norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti e dell’economia circolare, che possono, invece, rafforzare sia il processo in atto su tutto il territorio regionale di rimozione dei vecchi siti di ecoballe (a Capua nel 2023 è stato rimosso quello del Frascale), sia il ciclo dei rifiuti incentrato su raccolta differenziata e impianti di riciclaggio, su cui negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti in tanti comuni (a Capua siamo passati dal minimo del 2016 del 30 per cento di raccolta differenziata, al 65 per cento nei primi sei mesi del 2025 e al 70 per cento nel mese di luglio), e sul piano provinciale con l’approvazione, a giugno 2025, da parte dell’ATO – cui partecipano obbligatoriamente tutti i comuni ricompresi nell’Ambito – del Piano d’Ambito della Provincia di Caserta con validità decennale. Il Consiglio d’Ambito ha inoltre deciso la forma di gestione del servizio integrato dei rifiuti relativo alla raccolta , trasporto, spazzamento, lavaggio strade, CCR, servizi accessori e complementari in tutti i comuni dell’ATO, ad eccezione del comune capoluogo SAD autonomo, nonché la realizzazione e gestione della ulteriore impiantistica prevista nel Piano d’ambito provinciale, in ossequio a quanto stabilito dalla normativa, che prevede l’affidamento del servizio a terzi mediante procedura ad evidenza pubblica. Sempre il Consiglio d’Ambito ha già deliberato di individuare quale Centrale di Committenza la società INVITALIA S.P.A. – prevedendo la realizzazione di n.2 procedure di gara: la prima riguarda la scelta dei gestori a cui affidare i servizi di smaltimento e/o riciclo dei rifiuti per i primi tre anni di affiancamento, a cui il soggetto economico aggiudicatario della concessione dovrà rivolgersi per smaltire e/o riciclare i rifiuti raccolti; la seconda gara afferisce alla scelta del soggetto economico che dovrà gestire il ciclo integrato dei rifiuti provinciale, mediante concessione per 15 anni. La prima gara è stata pubblicata in data 08/08/2025 e la scadenza delle offerte e fissata al 18/09/2025. La seconda gara andrà in pubblicazione entro la fine dell’anno corrente. Dunque, non è vero che i comuni non hanno avuto coraggio o che sono stati a guardare. Non si può fare di tutte le erbe un sol fascio. Nelle materie di propria competenza – e cioè l’organizzazione del ciclo integrato dei rifiuti urbani domestici derivanti da luoghi adibiti ad abitazioni civili – i Comuni stanno per realizzare una svolta importante in direzione della differenziazione dei rifiuti, del loro riciclo, dell’economia circolare in provincia di Caserta. È ovviamente esclusa la gestione dei rifiuti speciali derivanti da attività produttive di industrie e aziende, gestiti e smaltiti da aziende autorizzate allo smaltimento sulla base delle leggi nazionali e regionali. Sulle autorizzazioni di questi impianti la responsabilità è in capo alla Regione, sentiti tutti gli enti interessati sia alla valutazione ambientale, che della salute pubblica e della prevenzione dei rischi. In questo percorso autorizzativo il Comune interviene esclusivamente per certificare la compatibilità con gli strumenti urbanistici comunali. Un percorso che non investe gli organi politici (giunte e consigli) ma esclusivamente i rispettivi settori urbanistici. Sarebbe perciò sterile, oltre che sbagliata in rapporto all’obiettivo della differenziazione e del riciclo dei rifiuti, un pronunciamento degli organi elettivi dei Comuni contrario per principio e in modo generalizzato alla localizzazione di nuovi impianti. Una posizione di questa natura non avrebbe alcuna incidenza sulle procedure autorizzative e, soprattutto non risolverebbe né il problema delle bonifiche, né quello di un controllo più efficace degli impianti già autorizzati, né quello delle troppe discariche abusive disseminate su terreni demaniali e strade delle città. Sarebbe inoltre sbagliato criminalizzare tutti gli impianti legati al ciclo dei rifiuti facendoli passare come la principale causa della crescita dei tumori, che, tra l’altro, sono legati a cause diverse e complesse: dall’inquinamento atmosferico, causato soprattutto dalle varie forme di smaltimento abusivo dei rifiuti tossici e nocivi, dalla non corretta gestione di attività produttive, sia nel campo di diversi comparti dell’industria, che in quello agricolo – attraverso l’ uso di pesticidi, fertilizzanti, la scorretta gestione delle deiezioni nel campo zootecnico, a partire dal comparto bufalino che ha un peso rilevante in provincia di Caserta e nelle zone del Basso e del Medio Volturno – nel settore dell’edilizia, il traffico veicolare ecc…; alle cattivi stili di vita (droga, alcol, fumo, obesità, alimentazione scorretta). Certamente all’inquinamento atmosferico e dell’acqua contribuisce anche il settore dei rifiuti ma con una chiara graduatoria del rischio, che vede al primo posto gli incendi di cumuli di rifiuti interrati, discariche abusive di rifiuti pericolosi (amianto, elettrodomestici, pellame, pneumatici, vernici ecc…), centri di stoccaggio di rifiuti pericolosi localizzati e gestiti in modo non corretto. Nella parte bassa di questa graduatoria del rischio troviamo impianti di riciclaggio di sostanze inorganiche, impianti di trattamento di fanghi di depurazione, impianti di rifiuti non pericolosi ed infine impianti di compostaggio -che non solo non sono pericolosi ma sono anche necessari per smaltire l’umido facendone compost per l’agricoltura, consentendo un abbattimento della spesa dei comuni oggi costretti ad inviare l’umido fuori regione con costi elevatissimi che finiscono per incidere sulle bollette delle famiglie. Un no generalizzato e non selettivo – in rapporto alle specificità delle tipologie dei rifiuti trattati, del contesto ambientale e localizzativo, avrebbe come conseguenza il ritorno alla prevalenza delle forme più inquinanti di smaltimento dei rifiuti, che sono, appunto, le discariche abusive di rifiuti tossici e nocivi, gli incendi di micro discariche abusive lungo le strade e i terreni abbandonati, il loro interramento, che inquina le falde acquifere, insomma le modalità che abbiamo conosciuto nei decenni passati. C è bisogno dunque, per affrontare con serietà e successo il problema, di un approccio consapevole della reale situazione del settore e delle soluzioni possibili, che devono sempre impattare il livello della legislazione nazionale e regionale, che va ulteriormente riformata per rendere più stringenti sia le procedure autorizzative degli impianti, sia i controlli sulla modalità di gestione degli stessi. E’questo d’altronde ciò che ci dimostrano i roghi di Pastorano e di Teano, sito quest’ultimo addirittura in custodia giudiziaria. Si tratta dunque di evitare impostazioni meramente protestatarie e di elaborare una piattaforma seria di iniziative e rivendicazioni su cui unire istituzioni locali, associazioni ambientaliste, società civile, partendo dalla disponibilità all’ascolto e dal rispetto dei ruoli e delle competenze di ciascuno. Una piattaforma su cui aprire un confronto con le istituzioni superiori, dalla Provincia, alla Regione, al Governo nazionale per le rispettive competenze. Oggi ci sono le condizioni per fare ulteriori passi in avanti, a partire dal DL ,116 del 9 agosto del 2025, che ha introduce misure straordinarie per contrastare i reati ambientali e restituire legalità ai territori colpiti da roghi e traffici illeciti, introducendo la possibilità di arresto in flagranza differita per i reati ambientali più gravi, come traffico illecito e disastro ambientale, il rafforzamento delle pene per l’abbandono e la gestione non autorizzata di rifiuti, con misure accessorie come la sospensione della patente, il fermo del veicolo e l’esclusione dell’Albo dei gestori ambientali per le imprese non in regola. Inoltre il decreto stanzia 15 milioni di euro per il 2025 per la rimozione dei rifiuti e l avvio delle attività di bonifica, che saranno successivamente integrati con ulteriori risorse per bonifiche e messa in sicurezza in capo alla struttura del commissario unico alle bonifiche, con cui come Comune di Capua abbiamo avuto già una interlocuzione, segnalando le numerose micro discariche disseminate su immobili demaniali, argini del Volturno, strade e terreni periferici di difficile controllo, per le quali i comuni non hanno mezzi e risorse finanziarie adeguate per provvedere. Fondamentale rimane promuovere un clima di confronto costruttivo e di collaborazione tra istituzioni, associazioni, movimenti e cittadini. È per questo obiettivo che siamo impegnati come Amministrazione Comunale.
