1 – Ma Capua è “morta” o è il centro della vita culturale di Terra di Lavoro?

Ma davvero Capua è una città morta, con una economia povera, una vita culturale insignificante, con strade e locali vuoti, un commercio inesistente? Su alcuni siti social parrebbe di si, ma se ne senti parlare fuori dalle storiche mura cittadine ascolti  invece giudizi opposti, tanti apprezzamenti e avverti anche un pizzico di invidia,  non solo per l’indubbia valenza architettonica del nostro centro storico, l’importanza delle funzioni metropolitane che esercita il nostro territorio (Dipartimento di Economia, CIRA, Caserma Salomone, attività produttive e di ricerca di importanza nazionale) ma anche per la qualità e la quantità di eventi  culturali che si vivono ogni anno e che attirano  migliaia di persone dal territorio regionale. Chi afferma che Capua è morta ha in realtà la testa negli anni Sessanta, Settanta e in gran  parte degli anni  Ottanta,  quando l’unica vivacità che registravi era lo “struscio” su Corso Appio, figlio di un modo di vivere da tempo superato, man mano che si sono fatti sentire gli effetti della grande rivoluzione tecnologica sul nostro modo di vivere, di lavorare, di studiare. Inizio oggi su questo blog un ciclo di articoli che si concentreranno sulle cose belle che Capua esprime e che sono tante. Inizio con quello che secondo molti critici di tutto è il punto debole della città e che invece a mio parere è uno dei punti di forza da cui partire per accompagnare un progetto di rilancio del nostro centro storico, cui l’amministrazione ha messo mano da tempo, con le intese sottoscritte con Demanio dello Stato e della Regione Campania, la Soprintendenza ai Beni Culturali. Un progetto avviato con i primi bandi di valorizzazione, la donazione della Chiesa di Santa Maria delle Dame Monache al Rettorato della Vanvitelli, la Concessione della Cittadella dello Sport, della Chiesa di Santa Placida e quella in corso dell’ex Complesso di San Gabriello rispettivamente a Museo ed Università. Un progetto che richiede tempi lunghi ovviamente. Il punto di forza da cui voglio ripartire è quello degli eventi e della vita culturale cittadina. Grazie innanzitutto alle tante Associazioni e Società culturali, alla Pro Loco che organizzano annualmente eventi che sono diventati un punto di riferimento per l’intera provincia di Caserta e in alcuni casi ben al di là. Mi limito qui a citare la manifestazioni più importanti. Innanzitutto “Capua il luogo della lingua” – il festival letterario più longevo della provincia di Caserta – che nel mese di maggio di ogni anno, ormai da un ventennio, porta a Capua i libri e gli scrittori più importanti dell’editoria nazionale. Un festival realizzato in  partneriato con numerose realtà economiche e culturali cittadine. Non è l’unica attività dell’Associazione Architempo, che in collaborazione con le altre biblioteche presenti in città e gli Istituti scolastici cittadini organizza presentazioni di libri tutto l’anno e confronti con gli autori nell’ambito di CapuaCittàChelegge e del PattoperlaletturadiCapua. Una esperienza che ha travalicato i confini della città non solo per la partecipazione che si registra agli eventi capuani ma anche perché l’Associazione ha ormai “esportato” l’attività nel Comune capoluogo di provincia e in diversi Comuni circostanti. È soprattutto per questa realtà che abbiamo potuto avanzare la candidatura di Capua come città della cultura del libro 2027. C’è poi il Teatro Ricciardi, – che non solo organizza ogni anno una importante stagione teatrale – ma è ormai l’unica sala cinematografica presente in un centro storico cittadino  della conurbazione Casertana. Ed oggi, soprattutto nelle serate di dibattito e di confronto con i protagonisti del cinema italiano organizzare da Francesco Massarelli, è il teatro di riferimento dell’intera provincia. C è poi il CapuaFilmFest giunto alla terza edizione, che nel mese di luglio offre due settimane di proiezioni gratuite e di confronto con i più importanti registi ed attori italiani. Aggiungiamo le iniziative organizzate nella sala Liani del Museo Campano, la Rassegna nazionale organizzata a Palazzo Fazio da FazioPenTheater, la scuola di Teatro di Juri Monaco, il Placito Capuano organizzato dal Touring Club, i concerti del nostro Liceo Musicale e del Conservatorio di San Pietro a Majella. Questo solo per citare, ripeto, gli eventi ormai tradizionali che hanno un eco di respiro provinciale e non solo. Ci sono poi le attività organizzate dal Comune e della Pro Loco a partire dal Carnevale, che con le ultime tre edizioni è stato riconosciuto tra i Carnevali Storici d’Italia con il conseguente contributo finanziario del Ministero dei Beni Culturali, dal Sacco di Capua, al Natale a Capua, alle domeniche con i monumenti aperti, ai diversi eventi sportivi e non solo organizzati in Piazza dei Giudici, all’Estate a Capua. Credo si possa dire che mai come negli ultimi tre anni si erano visti in città tanti eventi e iniziative culturali così diversi e continui. Come si fa a negare questa realtà? Che Capua non sia una città priva di vita culturale è fuori discussione. Magari è opinabile ritenere che sia il più importante centro della vita culturale di Terra di Lavoro. Io però penso che sia proprio così.

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