Convegno su interdittiva antimafia: il saluto dell’amministrazione

Innanzitutto buon pomeriggio a tutti, benvenuti a Capua agli autorevoli relatori e grazie al Dipartimento di Economia della Vanvitelli, all’Associazione Italiana Giovani Avvocati, all’Ordine degli Avvocati del foro di Santa Maria Capua Vetere e all’Ordine dei Dottori Commercialisti di Caserta, per aver organizzato questo confronto su un tema cruciale per la difesa della democrazia e una sana crescita  del Paese, come quello della evoluzione della normativa antimafia. Uno strumento fondamentale, o come si dice di “frontiera avanzata”, nel contrasto alla criminalità organizzata – sul terreno decisivo della sua capacita di infiltrazione nella contrattazione pubblica – in quanto per la sua logica cautelare consente allo Stato di intervenire in modo preventivo . Tra l’altro questo convegno cade, oserei dire, al momento giusto, per valutare gli effetti dell’applicazione delle novità introdotte nel Codice Antimafia con il DL 152/2021. Mi riferisco all’introduzione del contraddittorio nel percorso di rilascio dell’interdittiva antimafia e all’istituto della “prevenzione collaborativa”, utilizzabile lì dove emerga un contatto estemporaneo tra il soggetto economico e la criminalità organizzata. Insomma al tentativo di costruire un complesso equilibrio tra la necessaria prevenzione dell’azione di infiltrazione mafiosa nell’economia e nella pubblica amministrazione, la necessità di favorire la continuità aziendale anche nell’ottica di contribuire al rispetto dei tempi per i progetti del PNRR e il diritto delle aziende coinvolte a partecipare al procedimento amministrativo. La diminuzione significativa delle interdittive antimafia registrata negli ultimi anni, dopo la crescita esponenziale segnata nei cinque anni precedenti all’entrata in vigore delle modifiche, ha aperto un dibattito abbastanza vivace. Ci si chiede da più parti: siamo di fronte ad una minore presenza delle mafie negli appalti pubblici? Ad una riduzione del fenomeno del riciclaggio nel nostro Paese? O invece al depotenziamento di un’arma che fino a prima del 2021 è stata molto efficace nella lotta alla criminalità? L’opinione che ho maturato – guardando la vicenda da un osservatorio certo non privilegiato come può essere quello di un sindaco di una piccola città – è che il legislatore abbia fatto bene a ricercare un equilibrio tra diverse e giuste esigenze. Tuttavia l’esperienza maturata impone di risolvere dubbi interpretativi da un lato e problemi applicativi dall’altro; sapendo però che questi ultimi sono molto legati al ridimensionamento degli apparati della pubblica amministrazione intervenuto negli ultimi decenni. Un ridimensionamento che riguarda tutte le istituzioni dello Stato: dagli Enti territoriali, agli Enti locali, alle forze dell’ordine. Quindi non solo dei comuni che non so fino a quando potranno reggere in queste condizioni di fronte alla crescita delle competenze ed alla crescente complessità delle procedure, alla inadeguatezza dei confini dei comuni rispetto alla dimensione dei processi economici e sociali che devono governare. A me ha fatto una certa impressione aver appreso in occasione della presentazione del piano assunzionale del 2023 del mio comune come è ridotto oggi l’organico complessivo del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero degli Interni, compreso quello delle oltre 100 Prefetture. Per non parlare poi delle carenze di organico dei magistrati, del personale amministrativo dei tribunali ecc… Insomma credo che vada riconsiderato l’equilibrio tra tempi degli accertamenti, che devono rimanere compatibili con il carattere cautelate dell’interdittiva e le garanzie alle imprese volte a proteggerle “sia dai condizionamenti che dalla morte”, agendo su più fronti; da quello di una più puntuale e dettagliata definizione di quelle particolari esigenze di celerità del procedimento che consentono di saltare il contraddittorio;  al migliore utilizzo delle banche dati di cui dispone l’antimafia; al potenziamento degli organici delle Prefetture che svolgono una funzione centrale nel procedimento. Certo non siamo più negli anni Ottanta quando il livello di penetrazione e di condizionamento era davvero impressionante. Chi ha fatto esperienze amministrative in quegli anni ha chiaro lo sforzo compiuto sia dal Parlamento, a partire dalla legge Rognoni La Torre, sia dalla magistratura, che ha svolto davvero un lavoro straordinario. Tuttavia la capacità della criminalità organizzata di adattarsi all’evoluzione dei mercati e delle normative e soprattutto di agire in una dimensione internazionale, impone un monitoraggio costante dell’adeguatezza degli strumenti disponibili per contrastarla. Ad esempio in una Comunità Europea dove i capitali possono muoversi liberamente, appare ormai indispensabile l’adozione di una legislazione europea antimafia, sul modello di quella italiana, la creazione di un’Agenzia Europea antiriciclaggio e la digitalizzazione degli scambi informativi. Insomma i grandi risultati ottenuti che non vanno sottaciuti, ma vanno valorizzati evitando innanzitutto attacchi o provvedimenti legislativi che vanno a minare l’ non devono far abbassare la guardia. Serve un confronto permanente tra tutte le istituzioni preposte. Solo così lo Stato nel continuo confronto con l’antistato, può tenere il passo – dal punto di vista dell’evoluzione normativa e delle strutture organizzative – dei cambiamenti che ormai intervengono con una velocità impressionante. L’autorevolezza dei relatori, impegnati in una realtà territoriale emblematica per la dimensione del fenomeno malavitoso, è garanzia che da questo convegno verrà un contributo importante in questa direzione. Grazie e Buon lavoro.

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