Capua: il saluto dell’amministrazione al convegno sul contratto di fiume

Innanzitutto grazie al CUP Caserta, al Rotary Caserta Reggia, all’ordine degli avvocati del foro di Santa Maria, all’Ordine dei commercialisti per l’intensa attività di promozione del confronto e di diffusione della conoscenza su tematiche di interesse pubblico e di estrema attualità. E’ il caso anche di questo convegno sul contratto di fiume Volturno: uno strumento di programmazione negoziata e partecipata, chiamato a concorrere al contenimento del degrado eco paesaggistico e alla riqualificazione dei territori dei bacini idrografici. Sia pure con un  ritardo di 14 anni rispetto alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume e a 6 anni dall’approvazione della Legge regionale 6 maggio 2019 n° 5 “Disposizioni per la tutela dei corpi idrici della Campania per la valorizzazione integrata sostenibile dei bacini e sottobacini idrografici e la diffusione dei contratti di fiume” – qualcosa si sta finalmente muovendo in provincia di Caserta.  Di ciò dobbiamo dare merito all’Amministrazione provinciale, a sua volta sollecitata a fine 2022 dai comuni del Bacino Inferiore del Volturno, promotori già nel 2021 di un’intesa volta alla sottoscrizione di un contratto di fiume limitato al territorio che si estende dalla diga di Pontelatone alla foce, per poi prendere atto della difficoltà di intraprendere un cammino complesso – in mancanza di una tecnostruttura adeguata – e optare per un contratto che abbracci gran parte della provincia, dall’alto casertano, ai territori del Medio e del Basso Volturno. L’iniziativa della Provincia si è così concretizzata nell’autunno del 2023 dopo la disponibilità dichiarata da diversi Sindaci ad approvare, con delibere di giunta, uno schema di documento di intenti e l’attribuzione del ruolo di capofila alla Provincia di Caserta. Ha poi subito una accelerazione dopo l’alluvione del gennaio del 2023, con la costituzione dell’Assemblea di Contratto  e poi con l’approvazione, a giugno dello stesso anno, della relazione preliminare, la nomina della cabina di regia e dei gruppi di lavoro; a luglio la nomina del coordinatore; ad ottobre la delibera del Consiglio Provinciale che ha approvato gli atti di indirizzo, in attuazione delle linee guida nazionali e regionali; e infine l’avvio della Carovana del Volturno attraverso la convocazione di assemblee, seminari, eventi finalizzati all’ascolto delle comunità locali, alla comunicazione, alla condivisione, al fine di acquisire proposte e contributi dei portatori di interesse e dell’opinione pubblica. L’architetto Cantelli nel suo intervento certamente darà conto in modo dettagliato dei primi risultai raggiunti e dei tempi entro cui si pensa di definire il Programma di Azione, le modalità attuative e  arrivare alla firma del Contratto di Fiume, che darà il concreto avvio all’attuazione di un piano di azione triennale. Tuttavia non direi la verità se vi dicessi che con questo strumento risolveremo tutti i problemi del Volturno a partire dalle emergenze evidenziati dall’ultima alluvione. Il Contratto di Fiume  non è un nuovo atto di pianificazione complessiva. Esso concorre alla definizione ed all’attuazione della pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quale strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia  del rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree. Il suo carattere volontario ed i tempi di definizione ed attuazione degli interventi non consentono qui ed ora, come è necessario, di affrontare le emergenze del più grande fiume del Mezzogiorno, con i suoi 5550 Kmq di bacino idrografico, 175 KM di lunghezza, due Regioni (Basilicata e Campania) e quattro province interessate (Isernia, Avellino, Benevento e Caserta). E’ evidente che un programmazione seria che punti al disinquinamento delle acque e alla mitigazione del rischio alluvioni, al contenimento degli eventi estremi, non può conoscere i confini regionali e provinciali e quindi non può essere affidata ai soli contratti di fiume. Non siamo certo all’anno zero, come dimostrano i rilevanti investimenti in corso da parte di Regione, Autorità di Bacino e Consorzio di Bonifica, per l’ultimazione del canale scolmatore Fiumarella, lungo 7,2 km, a Castel Volturno, importante opera idraulica per la difesa dei centri urbani della zona del Basso Volturno. Tuttavia i ritardi e le criticità sono evidenti a distanza di 24 anni dalla Direttiva Quadro sulle Acque e a 17 anni dalla Direttiva sulle alluvioni. E questo ovviamente non riguarda solo il Volturno, come gli eventi di un anno fa in Emilia Romagna e quelli di questi giorni in Veneto dimostrano. Una legislazione è efficace quando rende chiaro: Chi deve fare Cosa; con quali Risorse umane e finanziarie ciascun livello di pianificazione coinvolto attua le azioni di sua competenza; quali sono le priorità da perseguire per raggiungere gli obiettivi fondamentali. Anche l’ultima alluvione del Volturno ci ha dimostrato che la frammentazione delle competenze e la scarsità di risorse umane, finanziarie e materiali, di conoscenze e competenze, limita l’azione degli attori coinvolti nell’attuazione dei piani di intervento e lascia la situazione del fiume, dal punto di vista dell’inquinamento e della mitigazione del rischio idraulico, che – al tempo dei cambiamenti climatici è un rischio dell’oggi – rende lo stato dell’arte del tutto inaccettabile . Voglio portare l’esempio concreto della mia esperienza di Sindaco di una città come Capua che ha fondato la sua funzione, la sua destinazione d’uso, nel corso di lunghi archi di tempo nella storia, sul suo rapporto con un ansa del fiume. Abbiamo avuto nel corso dell’alluvione del gennaio del 2023 una buona gestione della diga da parte del Consorzio del Bacino inferiore del Volturno, una costante ed efficace informazione sull’andamento di una piena che è stata importante e soprattutto di lunga durata. Ma in quella occasione abbiamo purtroppo constatato – e vi confesso che per me è stata una scoperta – a quali livelli di abbandono è giunta negli ultimi decenni la gestione delle paratoie e degli argini del fiume. Gli allagamenti che si sono verificati sul territorio comunale ed in particolare nelle parti più base del centro storico, come piazza Eboli e parte della Riviera Casilino o in zone come via Marra/via Brezza, sono stati provocati proprio dal malfunzionamento delle paratoie idrauliche presenti lungo le sponde del Volturno, il cui compito, in caso si verifichi un evento di piena, è quello di sezionare il collegamento idraulico del fiume con i vari canali presenti sul territorio. Un malfunzionamento provocato dall’incuria sia perché chi ha la responsabilità della gestione del sistema ne aveva ormai perso perfino la memoria, sia per  l’impossibilità di serrare completamente le poche paratoie idrauliche che siamo riusciti ad individuare nel poco tempo che abbiamo avuto a disposizione – in quei giorni concitati – e di conseguenza arrestare la risalita del livello del fiume, a causa dello stato di queste vecchissime difese in ferro ormai completamene corrose e quindi impossibilitate a svolgere la loro funzione. Come si è potuto arrivare a questo punto di degrado e di incuria? La competenza ad agire sugli organi di manovra delle predette paratoie apparteneva in origine al Provveditorato delle opere pubbliche. Il nuovo assetto delle competenze definito nel primo decennio del 2000 ha previsto che – in attesa di una legge regionale che individui l’attribuzione delle competenze tra il livello regionale e gli enti minori – la manutenzione degli alvei e degli argini e la gestione degli organi di manovra delle paratoie idrauliche pesi sulle Province. La provincia di Caserta, a causa del dissesto finanziario dal 2012, comunicò di non essere in grado di garantire operazioni di gestione e manutenzione. A gennaio con l’alluvione, a soli sei mesi dall’insediamento dell’attuale amministrazione, abbiamo scoperto con sconcerto l’amara realtà: l’esistenza di quella comunicazione al nostro ufficio tecnico di 12 anni fa; la mancanza negli anni successivi di qualsiasi provvedimento teso a rimediare in qualche modo;  la perdita sia da parte della provincia che degli uffici del Comune perfino della conoscenza della loro localizzazione, della quale abbiamo recuperato oggi la conoscenza. Vi sono state altre zone della citta, come via Baracca e via Santa Maria La Fossa interessate ad allagamenti che hanno comportato la necessità di interruzione forzata dell’energia elettrica e la conseguente evacuazione delle famiglie, a causa di problemi legati sia alla superficialità del livello di falda, sia alla mancanza di una attenta ed efficace azione di manutenzione degli argini fluviali  e dei canali irrigui di scarico. Altra criticità ancora irrisolta riguarda l’argine dalla scogliera di via riviera Casilino fino al Ponte Nuovo, dove si riscontra il notevole accrescimento della vegetazione spontanea. In particolare lungo la sponda sinistra abbiamo riscontrato fin dal nostro insediamento una notevole riduzione della sezione idraulica per effetto dei successivi depositi  prodotti dagli eventi di piena susseguitisi negli anni, cui non ha fatto seguito alcuna opera di pulizia. La vegetazione di alto fusto, in particolare, lascia presupporre che la stessa abbia ramificato in profondità penetrando la gabbionata  sottostante, realizzata negli anni Ottanta per mitigare i fenomeni erosivi e ormai non più visibile, con il rischio di compromissione della sua stabilità. La vegetazione di alto fusto esposta alla forza di trascinamento delle acque in occasione delle piene  costituisce inoltre un pericolo ulteriore al corretto deflusso delle acque, in corrispondenza dei due ponti attigui, allorquando sradicandosi potrebbe ostruire gli impalcati ad arco con rischi facilmente immaginabili. Con l’Amministrazione provinciale abbiamo concordato interventi che tuttavia solo in parte sono – forse – in fase di avvio di realizzazione. Non me la prendo con il settore idraulico della Provincia,, che sta facendo il possibile tenuto conto delle carenze di personale – e soprattutto della mancanza di dotazioni finanziarie sui relativi capitoli di spesa, quest’anno a livelli che non sono minimamente accettabili. E’ evidente però che lo stato dell’arte è tale da non consentirci di attendere i tempi del Contratto di fiume, per cui credo sia fondamentale un’azione nei confronti delle istituzioni competenti affinché si affrontino le carenze legislative  e soprattutto la grave condizione di carenza di personale e di risorse che interessa ormai tutta la pubblica amministrazione. Lo stesso percorso intrapreso dalla Provincia verso il contratto di fiume andrebbe meglio bilanciato, intrecciando la fase rivolta alla costruzione di un piano di azione – che sia giustamente condiviso e partecipato – con una attenzione della Cabina di Regia alla necessità di individuare le priorità di intervento, volte ad affrontare le questioni di maggiore emergenza, attraverso un maggior coinvolgimento e ruolo dell’Autorità di Bacino e dei due Consorzi di Bonifica, quello del Bacino Inferiore del Volturno e quello del Sannio Alifano, che hanno la conoscenza e gli apparati tecnici necessari per progettare subito e quindi consentire di intercettare le risorse e concentrarle sulle azioni che non possono aspettare i tempi della pur necessaria programmazione partecipata e costruzione della condivisione da parte dei portatori di interesse. E’ quanto ho sollecitato in una recente assemblea del Contratto. Sollecitazione che spero sia accolta nei tempi più rapidi possibili.Bene dunque convegni, iniziative di sensibilizzazione delle popolazioni e quanto si sta facendo anche in questi giorni. Ma va recuperata al più presto, perché i tempi non sono affatto un elemento trascurabile, una capacita di governare gli interventi prioritari e sollecitare i correttivi necessari nell’impianto legislativo nell’unico modo possibile: e cioè un effettivo coordinamento di tutti gli Enti cui è attribuita una specifica competenza all’interno del bacino idrografico che rimane la dimensione fondamentale di riferimento.Approfitto anche di questa sede per rivolgere un nuovo invito in tal senso all’Ente capofila – e cioè all’Amministrazione provinciale – che in quanto coordinatrice dell’Assemblea del Contratto, ha la possibilità di agire a nome di tutti i Comuni che vi partecipino e di tutti i portatori di interesse che hanno aderito al percorso che ci sta conducendo verso la definizione conclusiva e la firma del contratto. Nel rinnovare a nome dell’Amministrazione il ringraziamento per questa iniziativa – e per la scelta della nostra Capua quale luogo dell’evento – auguro a tutti voi buon lavoro.  

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