Un voto che riapre la situazione politica Italiana

La vittoria nelle regionali in Sardegna di Alessandra Todde, candidata di una coalizione di centrosinistra incentrata sull’alleanza tra PD e cinque stelle, è clamorosa perché smentisce tutte le previsioni della vigilia. La Regione usciva da una legislatura governata dalla destra. Di destra è il governo nazionale in carica, che gode di una larga maggioranza in parlamento. I sondaggi elettorali segnalavano una tenuta della coalizione di governo e una crescita del partito della Meloni rispetto al già clamoroso dato delle elezioni politiche dell’autunno del 2022. Clamoroso ovviamente per un partito che fino a pochi anni prima viaggiava con percentuali al di sotto del 10 per cento. Inoltre il centrosinistra era diviso. Da un lato la coalizione incentrata su PD, cinque stelle, con sinistra italiana e civiche, dall’altra l’ex presidente Soru sostenuto da Azione, più Europa, Rifondazione comunista e liste civiche; forze con progetti politici perfino opposti, ma unite dall’avversione nei confronti dell’alleanza del PD con i cinque stelle. Certo il centrodestra si presentava unito in una sola coalizione elettorale, anche se scossa dalle polemiche tra Fdl e lega per la scelta di un candidato alla presidenza di stretta osservanza meloniana. Tuttavia appariva  un azzardo il solo sperare che le scaramucce interne al centrodestra potessero bastare per consegnare  la regione nelle mani di un centrosinistra non solo diviso sul piano locale ma ancora privo sul piano nazionale di una strategia unitaria e credibile e di un livello di coesione accettabile, anche per l’ancora opaca identità politica del suo maggiore partito, a distanza di un anno dal congresso celebrato all’ indomani della sonora sconfitta  politica delle ultime elezioni, che hanno portato al governo la coalizione più a destra che la storia repubblica ricordi. Come spiegare allora questo risultato? La mia opinione è che hanno contato più elementi. Da un lato fattori locali, come la delusione che l’esperienza del sindaco meloniano di Cagliari ha prodotto nel capoluogo regionale e le divisioni tra Fdl e lega sulla scelta del leader della coalizione regionale. Dall’altro la fine della luna di miele del Paese con il nuovo governo, causata dalle contraddizioni emerse tra la concreta azione politica della Meloni e le facili promesse della campagna elettorale. Che si parli di politiche migratorie o di rapporti con l’Europa, di politiche energetiche o di politiche fiscali, sono evidenti i tradimenti di questo governo nei confronti del proprio elettorato. Tra l’altro la verifica della insostenibilità delle promesse elettorali non sta neppure producendo una consapevole scelta di revisione programmatica in coerenza con le politiche classiche del centrodestra di stampo europeo. Prevale una azione pasticciata e contraddittoria come quella che prova a salvaguardare, sul piano della sola propaganda, un profilo nazionalista, contraddetta da scelte come quella dell’autonomia differenziata che spaccano il Paese e lasciano al proprio destino un Mezzogiorno che pure ha dato consensi elettorali importanti alla destra nelle ultime elezioni politiche. Insomma i nodi stanno venendo al pettine e rendono evidente l’inadeguatezza di questo governo di fronte alle sfide che sono davanti al Paese. In questo senso il voto sardo può riaprire la situazione politica italiana e offrire una opportunità di non poco conto al centrosinistra in vista delle prossime elezioni europee. Elezioni nelle quali è in gioco la possibilità di andare avanti sulla strada tracciata dal Recovery Plan o di fare un brusco salto indietro, con la rivincita dei vecchi nazionalismi che acuirebbero la crisi del vecchio continente già in ritardo su quel processo di integrazione politica indispensabile affinché l’Europa assuma un ruolo di potenza globale in un mondo nel quale ormai contano solo i grandi stati continentali. Sia chiaro è una opportunità che va colta. Non bastano le evidenti contraddizioni della coalizione di destra che governa il Paese per rilanciare il centrosinistra. Per trasformare questa opportunità in una certezza c è bisogno di un confronto politico stringente tra PD e cinque stelle per superare le contraddizioni che non mancano tra i due partiti sul piano di una autentica politica europeista, coerente con le scelte necessarie per far svolgere all’Italia il ruolo che spetta ad un paese fondatore della Comunità (della nostra importanza, per il peso del nostro Pil e della nostra manifattura) nella costruzione di una rapida ed effettiva integrazione politica, capace di rendere l’Europa protagonista attiva della costruzione di un nuovo ordine internazionale. Nuovo ordine ormai indispensabile per impedire un allargamento delle pericolose guerre in atto e un esito disastroso della grave crisi politica e ambientale che il mondo sta attraversando. Non è un impegno da poco. Il ritardo di elaborazione e di iniziativa politica dei principali partiti della possibile coalizione progressista è enorme. Sarebbe però grave se il PD, che in Sardegna si afferma come primo partito della Regione e si rafforza come perno di una alternativa, non cogliesse l’occasione offerta da questo risultato elettorale per avviare seriamente il cantiere di costruzione di una nuova coalizione progressista fondata in primo luogo su un forte carattere europeista e perciò aperta a tutte le forze che vogliono una Nuova Europa.

Lascia un commento