Ora Pisapia e sinistra siano conseguenti e promuovano una forte iniziativa politica e sociale per la tassazione unica delle imprese in Europa

Giuliano Pisapia nella manifestazione del 1° luglio a Roma ha chiarito bene il grande dilemma di fronte al quale si trova la sinistra. Da un lato ha un bisogno vitale di un vero stato di dimensione europea, che abbia la forza necessaria per dettare regole al mercato e  attuare politiche redistributive e di sviluppo; dall’altro questa Europa  dei mercati, della moneta e dell’austerità  uccide le classi sociali  che la sinistra rappresenta e ogni possibilità di una crescita e di piena occupazione. A questa contraddizione la destra populista risponde proponendo il ritorno ad una sovranità nazionale che nell’era della globalizzazione sarebbe illusoria e devastante. Le classi dirigenti tradizionali si limitano a garantire un galleggiamento sempre più inconcludente. Una sinistra moderna che vuol fare il suo mestiere deve saper mettere in campo una iniziativa di massa su obiettivi chiari e concreti all’altezza della sfida. O almeno deve provarci se vuole uscire dal dilemma che l’ha resa una forza marginale. La discontinuità, tanto richiamata a piazza Santi Apostoli, non può vivere solo nelle parole ma soprattutto nell’iniziativa politica. E l’iniziativa di cui c’è bisogno non gioca di rimessa sull’azione di galleggiamento del governo  (il Job Act, i voucher, un po di flessibilità di bilancio) ma prova a dettare l’agenda politica ponendo al centro del confronto e dello scontro le questioni che contano e che incidono sui rapporti tra capitale e lavoro, tra Stato e mercato. Per non rimanere nel generico credo che una sinistra moderna, che vuole tornare a contare e a fare il suo mestiere di forza del lavoro e dell’uguaglianza, deve trovare il modo di battersi qui ed ora per introdure la tassazione unica delle imprese in Europa. Oggi la piena autonomia degli stati nazionali ha determinato una situazione di dominio delle multinazionali. La tassazione è al 12,5% in Irlanda, al 25% in Spagna, intorno al 30% in paesi come la Francia, la Germania e l’Italia. Inoltre le società transnazionali hanno la possibilità di definire accordi privati con i singoli stati che possono agire in deroga alle stesse norme nazionali. Vi sono stati i casi clamorosi di Apple e Amazon che hanno dimostrato come queste società riescono a pagare sugli utili tasse anche al di sotto del 2%. Siamo insomma in presenza di una competizione fiscale al ribasso coerente con una visione liberista, di un meccanismo perverso che  consente a queste società di sfuggire legalmente alla tassazione sottraendola al paese nel quale producono il reddito. La conseguenza è che gli stati nazionali, senza più alcun potere impositivo reale su una parte rilevante del reddito prodotto, finiscono per scaricare tutto sulla tassazione dei redditi medio bassi. I recenti scandali che ho prima richiamato hanno spinto l’anno scorso la commissione UE a riprendere una proposta di armonizzazione del prelievo fiscale sugli utili d’impresa che era ferma in Consiglio dal 2011. Tuttavia i tempi si annunciano lunghi e la trattativa complicata, in assenza di una pressione politica e/o di opinione pubblica. Capisco che non è semplice ma  questo è uno dei nodi principali da affrontare se si vuole risolvere il problema della crescita e della crisi delle classi medie, il resto è solo fumo, galleggiamento appunto. Con la tassazione unica delle imprese si affiancherebbe all’importante accordo internazionale sullo scambio automatico delle informazioni sui conti esteri, un altro strumento straordinario per recuperare gettito fiscale da destinare alla detassazione del lavoro, senza la quale non si rilanciano i consumi e non si realizza una vera crescita. Discontinuità è saper trovare il coraggio, l’intelligenza e la forza per mettere in campo l’iniziativa politica e sociale necessaria per tornare a incidere sulle cose che contano sul terreno del conflitto sociale. Si tratta di agire in parlamento per spingere il governo italiano ad assumere su questa questione una iniziativa ferma e forte. Si trata di avviare una campagna di massa che dia consapevolezza all’opinione pubblica dell’importanza della posta in gioco. Si tratta di aprire un dialogo con il sindacato e con le forze progressiste europee perché nasca un movimento sovranazionale che faccia pesare nel dibattito, oggi in atto in stanze chiuse, gli interessi della stragrande maggioranza della società. E’ un compito arduo e difficile ?Certo lo è. E anche straordinariamente complicato. Ma io non conosco conquiste politiche e sociali che non hanno richiesto grandi battaglie, grandi mobilitazioni, grandi sacrifici. La sinistra serve se è capace di stare all’altezza dello scontro sociale in atto. Tenere basso il livello del confronto non serve a risollevarla dallo stato di impotenza assoluta nel quale si ritrova e soprattutto non serve a risolvere i problemi epocali che questa crisi ho posto con durezza davanti a noi.

3 commenti

  1. E’ confuso… Dunque, e’ la sinistra europea? E’ di questo che lei parla? Bisogna dirlo, se no ci si confonde ed uno pensa a Pisapia, al jobs act e vari oggetti e personaggi galleggianti prodotti dalla sinistra italiana e non se ne esce piu’.
    Dunque, la sinistra che identifica uno status europeo… che detta le regole di mercato… che sa mettere insieme iniziative all’altezza delle sfide… Ecco, appunto, le sfide. Partiamo proprio da questo e non perche’ l’ho detto io, ma perche’ lo ha detto lei.
    Perche’ e’ proprio dalla scelta delle sfide da affrontare che si vede di che pasta e’ fatta una persona. E quindi, quando molte persone scelgono la stessa sfida, ecco che si trovano e ritrovano. Si organizzano, mettono insieme energie, strategie, formano la sinistra europea. Dunque… dov’e’ la sinistra europea? Quali sono le sfide che la sinistra (europea) sceglie?
    Una sfida, per esempio, potrebbe essere l’emergenza dei migranti. Reale, concreta, misurabile, importante. La Turchia ammassa milioni di migranti alle frontiere. Quali frontiere? Certo non quelle che si frappongono tra la Turchia e gli altri stati europei, quelle non esistono piu’, viaggiampo tutti con lo stesso passaporto. Quindi? l’Europa paga copiosamente la Turchia per trattenere quei migrati al di fuori dei suoi confini. Non dei confini della Turchia ma quelli dell’Europa. Milioni di persone, non cento o mille. Milioni di donne e uomini. Tra cui bambini, ammalati, rifugiati, richiedenti asilo. E la sinistra? La sinistra europea? Quella che protegge i deboli, fatta di persone che sanciscono e proteggono I diritti dell’umanita’. Che so, Il diritto ad essere bambini, alle cure, all’accoglienza dei richedenti asilo. Non c’e’!. Proprio non c’e’. Si insomma, esitono, a casa propria, tra gli sazi delle frontiere (quelle che non ci sono piu’). Ma poi, in viaggio per Bruxelles, perdono la cognizione e tutto si fa con l’altra mano. Non esiste in Francia ne’ in Spagna che hanno apertamente dichiarato di chiudere i porti, ne’ tantomeno in Austria che invece mnaccia di presidiare I confini (per difendere i propri principi di cittadinanza. Una cittadinanza po’ meno di sinistra) con carri armati e soldatini (per la serie: pure ‘e pullece tenen ‘a toss). Tutti Stati caldamente cattolici romani, e si figuri se la sinistra esiste in Turchia… Qui’ costa troppo, magari la vita.

    Perche’ risolvere/affrontare il problema dei migranti e’ essenziale per la sinistra europea ed e’ assolutamente necessario per la sinistra italiana, compreso Pisapia?
    Perche’ QUESTI sono I valori della sinistra! “Se guardi il mondo con gli occhi dei piu’ deboli puoi fare un mondo migliore per tutti”, “Nessuno puo’ star bene da solo”(Bersani) e poi ancora “La questione morale” tutta, ma mi riferisco a quella di Berlinguer (non vorrei ci si confondesse…). E poi perche’ l’Italia non si e’ mai sognata di rinnegare quei principi umani di cui sopra. Anzi no, Minniti (ministro degli interni Governo Gentiloni, sinistra) ha proprio gridato, si gridato, che vuole chiudere i porti. Pero’ poi Del Rio gli ha ricordato che e’ illegale. Quindi, a parte qualche fascistello travestito da Minniti, io sono serenamente orgoglioso di essere quell’italiano che ammette di avere il “problema immigrati” ma che non pensa di risolverlo scaricandolo sugli altri (a pagamento) oppure rinunciando al soccorso (e non sono neppure cattolico!!!).
    Risolvere il mercato, I suoi problemi, le tasse, parte proprio da qui’. Dal trovarsi con l’intenzione di affrontare la sfida. Ma la vera sfida della sinistra europea (ed anche nazionale) sta proprio in questo, trovarsi. Come dice lei “saper trovare il coraggio, l’intelligenza e la forza”. Ma non per appoggiarsi a regole (di mercato per esempio) che gia’ esistono per sfruttare i deboli ma per desiderare di affrontare la sfida piu’ importante che e’: Chi siamo e per chi lo stiamo facendo?
    L’Italia ha una occasione irripetibile. Proprio attraverso l’emergenza migranti puo’ rendersi artefice e fondatore della vera sinistra europea. Insomma mettere insieme personaggi e quindi politiche per l’accoglienza e l’integrazione da cui poi, usciti dall’emergenza, serviranno per gestire anche I mercati, riformare societa’ e scacciare la minaccia della destra. Una destra che per quanto fatta di soldatini, carote e muli, ha una soluzione che per quanto discutibile e’ sempre una soluzione in piu’ a confronto della sinistra.

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    • la sinistra è in crisi ed io auspico che nasca una nuova sinistra capace di dare concretezza ai suoi valori di libertà e di uguaglianza. Questo mi interessa, le persone vengono dopo. Pisapia ha detto di voler lavorare per unificare la sinistra intorno ad un progetto nuovo che guarda all’Europa, ma non a questa Europa, e agli ultimi. Una nuova sinistra che afferma una netta discontinuità con le recenti politiche del centrosinistra europeo. Mi interessa e seguirò il suo tentativo. Nel frattempo dico la mia indicando quelle che per me devono essere gli abiettivi e le battaglie che una nuova sinistra deve essere in grado di far vivere qui ed ora. Non aderisco al buio ma non sono neppure prevenuto. Pisapia è stato un buon sindaco di una grande metropoli efficiente e solidale come Milano. Vedremo cosa farà e se farà bene daremo una mano. Anzi cominciamo tutti a dare una mano con proposte di merito e idee concrete.

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  2. Centrale il punto in cui si evidenzia il GAP tra il DETTO è il FATTO;il PROMESSO e il MANTENUTO.Alla teoria DEVE seguire immediatamente la PRASSI.Il RITARDO non è più AMMISSIBILE:d’indugi si muore!Il capolinea è terribilmente vicino.PLAUDO vivamente a BOERI che va ripetendo alla noia,che l’INPS sopravvive,grazie a coloro che i ROZZI e gl’IGNORANTI ritengono che NUOCCIANO,siano una palla al piede x il nostro Paese.Ecco che dice Boeri:http://www.lastampa.it/2017/07/04/economia/boeri-bisogna-dire-la-verit-agli-italiani-senza-immigrati-linps-crollerebbe-SryiT6oW4Tu2aonINATLmM/pagina.html

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